Cos’è la sindrome dell’impostore, come si riconosce, chi la vive e come si può fare per evitarla.
Brava, hai fatto un ottimo lavoro!
Ma no, che dici, solo fortuna. Questo non capisce nulla, come fa a non accorgersi che lo sto prendendo in giro?
Questo è quello che tipicamente pensa una persona in preda alla sindrome dell’impostore.
Ma cos’è?
In questo articolo:
1. La sindrome dell’impostore
Dal punto di vista letterale la sindrome, termine che deriva dal greco, vuol dire concorso, affluenza, e indica un complesso di sintomi che caratterizzano una situazione morbosa o una malattia senza un preciso riferimento alle cause e al meccanismo di comparsa.
Il termine impostore, invece, deriva dal verbo latino imponere cioè far credere ed è sinonimo di imbroglione, truffatore, ciarlatano.
La sindrome dell’impostore, che gli anglosassoni chiamano impostor phenomenon, riguarda quelle persone che, pur dimostrando nei fatti di possedere qualità e competenze, non credono sia vero e sono convinte invece di ingannare coloro che gliele riconoscono e che le apprezzano. (Treccani)
Questo fenomeno, pur non essendo riconosciuto come una patologia, fu analizzato da due psicologhe, Pauline Clance e Suzanne Imes, in uno studio condotto nel 1978 su un campione di donne di successo, particolarmente brillanti nel loro campo.
Ciò perché, in un primo momento, sembrava che la sindrome dell’impostore riguardasse soltanto le donne.
Studi successivi dimostrarono, invece, che anche e soprattutto gli uomini ne soffrono e fanno più fatica a venirne fuori perché si vergognano maggiormente a parlarne.
La sindrome dell’impostore non risparmia nemmeno gli uomini famosi, perfino Ghandi e attori come Denzel Washington.
Vediamo allora con maggiore dettaglio in che cosa consiste, cause e caratteristiche.
2. Sindrome impostore: cause e caratteristiche
Dal risultato degli studi emerge che la sindrome dell’impostore si manifesti quando, per esempio, ci si trovi ad affrontare nuovi compiti o assumere ruoli che richiedono particolare impegno.
In tali circostanze, infatti, l’impostore, lo chiamerò così per brevità, è convinto di non essere in grado di fare ciò che gli si chiede o di interpretare quei ruoli a dispetto delle sue effettive capacità e competenze.
Ecco che allora scattano le manie di perfezionismo che lo portano appunto ad approfondire in maniera a volte eccessiva tutto ciò che può essere utile per dimostrare continuamente la propria competenza, rischiando peraltro di finire nella trappola del burnout.
A nulla servono i riconoscimenti e i complimenti che le persone gli rivolgono. Anzi. In quei casi l’impostore pensa che la loro sia una iper valutazione dovuta a volte alla fortuna o, peggio, alla cattiva interpretazione dei fatti conseguente alla propria capacità di mentire e ingannare.
Ciò comporta l’incapacità di godere dei propri meriti, di riconoscere il naturale risultato del proprio impegno. Al contempo, invece, l’impostore non perde occasione per amplificare gli errori o, peggio, i fallimenti.
In modo speculare la sindrome dell’impostore la si riscontra nell’ effetto Dunning – Kruger, cioè una distorsione cognitiva che comporta la tendenza di individui, che sono invece inesperti, a sopravvalutarsi, rifiutando quindi di accettare la propria incompetenza.
Le convinzioni della persona vittima della sindrome dell’impostore, di non essere all’altezza, di essere brava a nascondere la propria incapacità, incompetenza ingannando quindi coloro che invece pensano il contrario, sono purtroppo percepite come vere e, in quanto tali, producono inevitabilmente degli effetti deleteri.
3. Sindrome impostore: gli effetti
Per quanto la sindrome dell’impostore non sia stata inserita nell’elenco delle patologie psicologiche, provoca tuttavia conseguenze piuttosto fastidiose nella mente di chi ne è vittima.
Il perfezionismo, citato in precedenza, comporta la tendenza a procrastinare, a rinviare in continuazione cioè la prestazione da sostenere con la speranza di riuscire a colmare le supposte lacune.
L’impostore è convinto di ingannare gli altri e questo lo fa vivere nella paura di essere prima o poi smascherato, che gli altri cioè si accorgano finalmente che in realtà non è così eccellente come pensano e che perciò venga umiliato pubblicamente.
Di conseguenza questo può generare un calo o una perdita di motivazione e di autostima.
In tal modo lo stress può raggiungere e superare i limiti di sopportazione fisiologica, facendo così intensificare il senso di ansia che, se non affrontati per tempo, potrebbero sfociare perfino in una profonda depressione.
Come fare ad arginare il fenomeno?
4. Sindrome impostore: le strategie
Tenuto conto che la sindrome dell’ impostore deriva da:
- spostamento dell’attenzione su eventi che non avverranno
- convinzioni errate e limitanti
è quindi necessario agire soprattutto su questi elementi.
L’attenzione si sa che tende in generale a vagare da una cosa all’altra, da un pensiero all’altro, il più delle volte senza averne la consapevolezza.
L’impostore tende infatti a proiettare l’attenzione su eventi catastrofici, come il non riuscire a svolgere i suoi compiti al meglio oppure sul tragico momento nel quale gli altri si accorgeranno che la sua eccellenza è in realtà una menzogna.
A tal proposito allora può essere di aiuto esercitarsi a gestire e controllare l’attenzione affinché si concentri su pensieri utili e positivi, sulla consapevolezza di avere comunque qualità, capacità e competenze così come lacune che, nel caso, possono essere colmate.
La pratica della meditazione o dell’auto ipnosi sono molto efficaci al riguardo, specie se svolta con regolarità.
Le convinzioni sono opinioni radicate riguardo a qualcuno o qualcosa per effetto di schemi mentali che la mente costruisce per risparmiare energie.
Quando però ci inducono a credere cose che non sono vere ecco che possono rappresentare degli ostacoli molto limitanti.
Per modificare le convinzioni che ci limitano, una strategia efficace è quella di cambiarne, attraverso l’uso delle parole, il significato affinché abbia un impatto diverso sulle capacità e sui comportamenti.
È come cioè cambiare la cornice a un quadro, riferendo cioè il pensiero associato alla convinzione a un contesto diverso.
A tal proposito esistono dei modelli di affermazioni, chiamati Sleight of mouth, ovvero destrezze linguistiche, suggeriti dalla PNL (Programmazione Neuro Linguistica) come
- il controesempio
- altro risultato
Nel primo caso si potrebbe dire a se stessi o agli altri:
Capisco che svolgere un compito nuovo possa preoccuparti, ma ricordo che in passato hai già svolto compiti simili con successo.
Il modello altro risultato invece potrebbe essere:
Sai, non è importante tanto sapere tutto riguardo a qualcosa, ma avere la consapevolezza di ciò che si sa e la voglia di apprendere cose nuove.
La sindrome dell’impostore o impostor phenomenon è dunque una difficoltà a vivere serenamente la propria personalità e le proprie competenze e che riguarda, in maniera indiscriminata, sia donne che uomini. Così come tante altre, anch’essa può essere affrontata e superata con successo prendendone piena consapevolezza e adottando strategie efficaci come quelle che ti ho descritto.
Bibliografia
Pauline Rose Clance e Suzanne A. Imes, The imposter phenomenon in high achieving women: Dynamics and therapeutic intervention. (PDF), in Psychotherapy: Theory, Research & Practice, vol. 15, n. 3, 1978, pp. 241–247, DOI
Pauline Clance, The Impostor Phenomenon: Overcoming the Fear That Haunts Your Success, Atlanta, Peachtree Publishers, 1985.
Cuddy, A., Il potere emotivo dei gesti, SPERLING & KUPFER (2016)
Cherubini, P., Psicologia generale, 2012, Raffaello Cortina
Pravettoni, G., Psicologia cognitiva – dalla teoria alla pratica, 2017, Mondadori
Thich Nat Han, Il miracolo della presenza mentale
Vargiu, G., Le onde del successo, 2023, Youcanprint
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