La zona di comfort

Tempo di lettura: 5 minuti

In questo articolo ti parlerò della zona di comfort, cos’è  e quali sono le sue implicazioni.

1. La zona di comfort o comfort zone

Ma si dice comfort o confort?

In realtà in entrambe i modi.

Comfort, che è un termine anglosassone, deriva dal francese confort e indica ciò che dà forza, soccorso. La parola, sostantivo maschile che in italiano pronunciamo in entrambe i modi, vuol dire comunque agio, comodità (Treccani).

Quando perciò si parla di zona di comfort o comfort zone si intende uno spazio fisico o meglio virtuale all’interno del quale percepisci un senso di tranquillità, di sicurezza, dove cioè ti senti a tuo agio.

Lo spazio fisico può essere la tua casa, dotata di tutti i comfort dei quali ti sei circondato come la poltrona, lo studio, il giardino e così via.

La zona di comfort, tuttavia, può essere intesa anche come uno spazio immateriale, cioè una condizione mentale nella quale percepisci tranquillità, ti senti sicura e protetta, hai cioè la sensazione di essere in grado di gestire quello che stai vivendo.

Potrebbe essere, per esempio, un compito che svolgi abitualmente, in modo cioè automatico, senza dover fare sforzi eccessivi o in assenza totale di sforzi.

Come accade quando ti prepari il caffè al mattino, quando ti metti alla guida dell’auto per raggiungere il posto di lavoro o quando accendi il computer per svolgere i compiti quotidiani. Tutte cose che riesci a fare sentendoti a tuo agio, vivendo quindi una sensazione di comfort.

Ma si può rimanere sempre al sicuro nella propria zona di comfort?

2. Uscire dalla zona di comfort

In realtà no, neanche se lo si volesse. Si può però cercare di evitare di uscirne per quanto possibile.

Fin dalla nascita, infatti, la vita ci richiede di imparare cose nuove per adattarci continuamente alle circostanze e alle situazioni che viviamo. Siamo progettati per far questo attraverso i nostri processi cognitivi e in particolare quello dell’apprendimento. Ogni volta però che ci troviamo in quella situazione, per scelta o per contingenza, andiamo ad alterare una condizione di equilibrio, la cosiddetta omeostasi.

In condizioni di equilibrio, fisico o mentale, vivi utilizzando una quantità minima di risorse fisiche e/o psichiche, vai cioè come si dice con un filo di gas.

Non appena però un evento qualsiasi tende ad alterare questo equilibrio ecco che scatta l’allarme e il tuo organismo fa intervenire le forze speciali attivando il cosiddetto sistema di stress. Questa particolare condizione è allo stesso tempo utile e scomoda, spiacevole.

La condizione di stress è utile perché attiva una serie di risorse psicofisiche, quelle che io chiamo superpoteri, che ti consentono di affrontare meglio i compiti che l’evento stressogeno richiede di svolgere.

In modo parallelo però percepisci delle sensazioni spiacevoli che in qualche modo ti spingono, ti motivano all’azione per cercare di ripristinare prima possibile la condizione di omeostasi o equilibrio. Puoi avvertire, per esempio, tensione muscolare, un senso di inquietudine, l’aumento del battito cardiaco o l’incremento della sudorazione.

Volendo semplificare il processo che si avvia quando ti trovi a uscire dalla zona di comfort si potrebbe sintetizzare in 6 passaggi:

  1. evento che causa l’alterazione dell’omeostasi
  2. attivazione del sistema di stress
  3. motivazione al ripristino dell’equilibrio
  4. adattamento e ripristino dell’omeostasi
  5. crescita delle capacità psicofisiche
  6. disponibilità ad accettare nuove sfide più impegnative

Mentre sei in una condizione di equilibrio ecco che arriva un evento esterno o anche provocato da te che la altera. Il tuo organismo a questo punto percepisce che qualcosa non va e attiva il sistema di stress per prepararti ad affrontare la situazione stressogena predisponendo tutto il necessario affinché tu sia in grado di far fronte ad ogni possibile difficoltà. La condizione di stress genera però sensazioni sgradevoli che ti stimolano a fare qualcosa per ripristinare prima possibile l’omeostasi.

Ecco che allora ti attivi e fai le azioni che ritieni necessarie, ma che richiedono energie supplementari perché magari non le hai mai fatte e quindi richiedono di apprendere nuove competenze.

Alla fine però la spunti e riesci a fare tutto o quasi quello che la situazione richiede riuscendo perciò a ottenere l’adattamento e di conseguenza il ripristino della condizione di equilibrio esistente prima dell’evento.

Gli sforzi compiuti per uscire dalla zona di comfort, agire per fronteggiare le difficoltà e tornare all’omeostasi ti avranno però consentito di crescere, imparando cose nuove che prima non conoscevi o sapevi fare.

La consapevolezza conscia o inconscia di questo tuo miglioramento ti porterà a scoprire il gusto di apprendere cose nuove e di poter proseguire accettando nuove sfide anche più impegnative.

Uscire dalla zona di comfort perciò può senza dubbio porti in una condizione nella quale percepisci disagio, senso di insicurezza e impreparazione. Allo stesso tempo però ti può offrire infinite opportunità di crescere e di vivere la vita in maniera interessante, stimolante e ricca di soddisfazioni se sai come farlo.

3. Come uscire dalla zona di comfort

Uscire dalla zona di comfort è qualcosa che puoi imparare a fare gestendo adeguatamente le difficoltà.

Comincia a farlo intanto con la necessaria gradualità, ponendoti obiettivi che ti richiedano di fare azioni che senti di poter gestire, senza esagerare. È importante nelle fasi iniziali acquisire fiducia nelle tue risorse e capacità di poter fare anche tu qualcosa di nuovo. Col tempo, accumulando un’esperienza dopo l’altra, ti accorgerai di riuscire ad affrontare e superare sfide sempre più impegnative gestendo le sensazioni di disagio.

A tal proposito ti può essere di grande aiuto imparare a gestire il tuo stato d’animo cominciando a praticare tecniche di rilassamento, meditazione o autoipnosi.

Il fenomeno della zona di comfort e le sue implicazioni sono state oggetto di molti studi tra i quali quelli condotti da Alasdair White riguardo alla gestione delle prestazioni. Insieme a Fairhurst nel 2006 formulò il modello TPR che sta per Trasforming, Performing, Reforming.

Essi teorizzarono che esistono tre zone concentriche ovvero:

  • la comfort zone, di colore giallo
  • la zona di prestazione ottimale o di apprendimento di colore verde
  • la zona di pericolo di colore rosso

Questo schema conferma la necessità di mantenere il giusto equilibrio tra permanere troppo nella zona di comfort e andare oltre la zona di prestazione ottimale.

La capacità di condurre una vita ben distribuita tra l’eccessiva inerzia della zona di comfort e i rischi conseguenti alla permanenza in una condizione che vada oltre la propria capacità di gestire lo stress è qualcosa che imparerai a percepire così da vivere la vita con quel pizzico di sale sulla coda che ti stimoli a crescere sempre.

Mappa mentale zona comfort
Mappa mentale articolo
 

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Bibliografia

White, A., Il performance management. Come ottenere il meglio da se stessi e dai propri collaboratori, 1996, Franco Angeli

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