Cosa sono gli atteggiamenti, in che modo sono importanti e come influenzano la vita di tutti i giorni?
Nel linguaggio comune si sentono dire cose del tipo:
Paolo ha un atteggiamento aggressivo
L’atteggiamento con cui si pone Roberta di fronte ai problemi è inadeguato.
Ma cos’è davvero un atteggiamento?
Gli atteggiamenti sono oggetto di studi approfonditi nell’ambito della psicologia sociale proprio perché evidenziano il modo con il quale le persone si pongono di fronte ai diversi elementi del mondo sociale.
Conoscere gli atteggiamenti e le loro implicazioni aiuta prevedere il comportamento delle persone cosa che si rivela utile in molti settori.
In questo articolo:
1. Atteggiamento: significato
Per atteggiamento, in inglese attitude, si intende, etimologicamente, un comportamento assunto da una persona o da una collettività in una determinata circostanza o nei riguardi di altre persone e collettività, o anche rispetto a fatti, dottrine, problemi ed è sinonimo di movenza, piglio, portamento o postura (Treccani).
In base alla definizione maggiormente condivisa l’atteggiamento è la tendenza psicologica che viene espressa valutando una particolare entità con un qualche grado di favore o sfavore (Eagly, CHAIKEN, 1993).
In pratica, si riferisce al modo di pensare conseguente alla valutazione di qualcosa sia essa materiale, come un’automobile, un tipo di cibo o il mare.
Ma può riguardare anche qualcosa di astratto, come ad esempio, un’idea politica, la posizione verso la guerra o la religione.
L’atteggiamento può essere anche considerato come uno schema mentale che adottiamo in maniera cosciente o inconsapevole quando ci troviamo di fronte a qualcosa o qualcuno.
Gli effetti prodotti dagli atteggiamenti si riflettono sulle scelte che facciamo riguardo ad ogni ambito della vita, determinando di conseguenza i comportamenti.
Ma come si sviluppa un atteggiamento?
2. Lo sviluppo di un atteggiamento
Affinché si sviluppi un atteggiamento è necessario che siano soddisfatte due condizioni:
- il contatto con l’oggetto, materiale o astratto
- la reazione valutativa
Prima di tutto, perciò, è indispensabile che la persona entri in contatto con l’oggetto perché non si può avere un atteggiamento riguardo a qualcosa di cui non si sa nulla.
Il contatto, tuttavia, non deve essere necessariamente diretto, ma può avvenire anche in modo indiretto, attraverso cioè una mediazione tra:
- le persone
- i mass media
Nel primo caso sviluppiamo atteggiamenti verso qualcosa che conosciamo, non perché ne abbiamo avuto diretta esperienza, ma perché ce ne hanno parlato altre persone influenti per noi. Come i genitori, colleghi e componenti del gruppo dei pari, in particolare per gli adolescenti che tendono a ispirarsi al comportamento dei loro modelli di riferimento.
L’influenza dei mass media, in particolare, è talmente forte da risultare a volte più incisiva perfino di quella dei genitori, nonostante il contatto sia indiretto.
Una volta stabilito il contatto, la persona deve poi fare una valutazione dell’oggetto che può essere non soltanto esplicita. Spesso accade che la valutazione e quindi la reazione si manifesti senza che se ne abbia la consapevolezza, cioè in modo automatico anche se esercita comunque una certa influenza.
Potrebbe essere per esempio quello che accade quando ci si avvicina un barbone per chiedere l’elemosina e, istintivamente appunto, tendiamo ad allontanarcene prima possibile evitando perfino il contatto.
L’atteggiamento è quindi in realtà qualcosa di complesso legato a diversi fattori.
3. Le componenti dell’atteggiamento
Secondo una teoria tripartita della psicologia sociale l’atteggiamento ha tre componenti e cioè:
- cognitiva (giudizi)
- affettiva (piacere, paura, tristezza)
- comportamentale (avvicinarsi o allontanarsi dall’oggetto)
La componente cognitiva comprende le informazioni e le convinzioni che abbiamo riguardo a qualcosa o qualcuno.
Informazioni per esempio riguardo alla composizione dei cibi che mangiamo, il loro aspetto, il sapore e convinzioni sugli effetti sulla nostra salute.
Dal punto di vista affettivo possiamo per esempio adorare gli spaghetti ai frutti di mare, detestare il minestrone oppure la carne per motivi etici riguardo agli animali o agli allevamenti intensivi.
L’azione sinergica di informazioni e sentimenti determina infine:
- reazioni di comportamento esplicite, come ad esempio cucinare gli spaghetti ai frutti di mare
- intenzioni di comportamento come prenotare un tavolo in un ristorante che prepari deliziose pietanze di pesce
Le tre componenti possono essere considerate non soltanto per la formazione dell’atteggiamento, ma anche nei processi adottati per produrre modifiche degli atteggiamenti stessi.
Nonostante la teoria delle tre componenti rappresenti un modello di riferimento, ricerche più recenti hanno dimostrato che in alcuni atteggiamenti può in realtà prevalere una componente piuttosto che un’altra.
4. La struttura dell’atteggiamento
Dal punto di vista strutturale, perciò, l’atteggiamento non rimane stabile nel tempo, ma può cambiare e dipendere dalle informazioni che utilizziamo per valutare un oggetto.
Come accade per esempio quando, da bambini, non ci piace mangiare le verdure, mentre da adulti, sapendo degli effetti benefici sulla salute, prendiamo a mangiarla invece regolarmente ad ogni pasto.
In psicologia cognitiva si è fatta strada un’idea che, in merito alla conservazione in memoria, riguarda la differenza tra informazioni:
- disponibili
- accessibili
Per sviluppare un atteggiamento possiamo infatti utilizzare informazioni che sono disponibili nella nostra memoria anche se, per ricordarle, dobbiamo sforzarci.
Utilizziamo invece le informazioni accessibili quando queste compaiono più facilmente in mente soltanto in determinate circostanze per effetto, ad esempio, del priming ovvero quel meccanismo mentale che predispone le informazioni che potrebbero esserci utili nel contesto in cui ci troviamo. Studi di settore hanno accertato il ruolo dell’amigdala, quella piccola parte del cervello delle dimensioni di una mandorla, nelle prime valutazioni che la nostra mente fa in automatico.
5. Le funzioni degli atteggiamenti
Gli atteggiamenti hanno principalmente lo scopo di valutare qualcosa o qualcuno, una funzione cioè conoscitiva. Gli atteggiamenti, tuttavia, svolgono anche altre funzioni che potremmo considerare accessorie. Tra queste, per esempio la funzione:
- strumentale, quando cioè comporta un vantaggio personale
- espressiva, con cui la persona può esprimere un aspetto del proprio sé
- adattamento sociale, nel caso in cui gli atteggiamenti vengono modificati
- egodifensiva, per la difesa appunto del proprio sé.
6. Atteggiamenti: campi di applicazione
Gli studi e le ricerche degli psicologi sociali sugli atteggiamenti trovano pratica applicazione in diversi campi e, in particolare:
- per capire le esigenze e le preferenze riguardo al consumo di prodotti e orientare le strategie di vendita
- per individuare le tendenze politiche così da impostare campagne elettorali mirate e ottenere più voti
- per stimolare le persone verso la solidarietà sociale
Gli atteggiamenti vengono studiati utilizzando sofisticati strumenti di misura come ad esempio la scala Likert. Quest’ultima propone di attribuire un punteggio relativo al grado di accordo o disaccordo riguardo a qualcosa su una scala che oscilla da un estremo negativo ad uno positivo.
Sono diversi gli argomenti oggetto di studio della psicologia sociale che possono essere analizzati con riferimento agli atteggiamenti come ad esempio:
- l’autostima, intesa come atteggiamento verso se stessi
- il gradimento delle altre persone, come atteggiamento verso gli altri o ancora
- il pregiudizio come atteggiamento negativo o positivo verso gruppi di persone, razze o culture
Gli atteggiamenti dunque, attraverso la loro funzione di valutazione contribuiscono in maniera incisiva nei processi di adattamento che ogni giorno ci consentono di affrontare nuove sfide, conoscere persone nuove e gestire situazioni mai vissute. Essere consapevoli perciò degli atteggiamenti propri e degli altri può essere di grande aiuto per vivere relazioni empatiche ed efficaci.