E l’empatia? Ne vogliamo parlare?

Tempo di lettura: 7 minuti

Articolo aggiornato il 5 Luglio 2022

Oggi ti parlo di empatia, il significato, come influisce sulle relazioni interpersonali e, in particolare, sull’efficacia della comunicazione.

Si, però io…

Non hai capito…

Queste potrebbero essere alcune frasi tipiche utilizzate nella comunicazione quotidiana.

Ti stai chiedendo come mai non sei riuscita a persuaderla?

A volte capita di comunicare con le persone senza considerare quanto sia necessario creare i giusti presupposti senza i quali spesso siamo destinati inevitabilmente a fallire. Tutto questo è legato proprio all’empatia.

Vediamo allora di comprendere meglio cos’è l’empatia a cominciare dal suo significato.

1. Empatia: significato

Il termine empatia deriva dal greco antico empatéia, cioè en-, “dentro”, e pathos, che vuol dire “sofferenza o sentimento”. È come calarsi dentro il sentire o la sofferenza degli altri.

Empatia è perciò sinonimo di immedesimazione, identificazione cioè quello che si dice identificarsi con l’altro, assumere la sua identità.

Il termine empatia si contrappone ad altri due che ne condividono la seconda parte, pathos, ovvero:

  • sim – patia e
  • anti – patia.

Il primo vuol dire (sim) con – sentimento, mentre il secondo esprime ciò che va (anti) contro il sentimento stesso.

Per gli psicologi cognitivi, empatizzare con qualcuno significa comprendere i suoi pensieri, le sue intenzioni, riconoscere le sue emozioni in modo accurato e riuscire a vedere la situazione che sta vivendo dalla sua prospettiva.

Empatia persone

Insomma, è come quando ti affianchi a qualcuno, lo accompagni nella direzione che sta seguendo e, mentre lo fai, gli esponi il tuo punto di vista.

2. Empatia e neuroni specchio

Questo atteggiamento è peraltro favorito dall’azione di alcune cellule neuronali che tutti abbiamo, i cosiddetti neuroni specchio. Questi ultimi sono chiamati così perché si attivano nel nostro cervello rispecchiando appunto i comportamenti osservati degli altri. Ti sarà capitato, per esempio, di ridere o di commuoverti senza un motivo specifico, soltanto perché avevi visto farlo da un’altra persona.

I neuroni specchio, scoperti da Giacomo Rizzolatti, uno scienziato italiano, ci rendono perciò naturalmente predisposti ad essere empatici nei confronti degli altri.

Ciò nonostante, non sempre riusciamo a comprenderli e, di conseguenza, possono nascere dei conflitti che ostacolano una relazione efficace, necessaria talvolta per raggiungere obiettivi comuni.

3. Entrare in empatia

Se, tuttavia, sei consapevole di queste possibili difficoltà, puoi adottare dei comportamenti che ti possono aiutare ad entrare in empatia ed essere quindi più efficace per ottenere ciò che ti sei prefissato.

Per entrare in empatia più facilmente devi, in particolare, curare due aspetti:

  • Controllare la tua emotività
  • Avere un obiettivo chiaro

Controllare la tua emotività

Prima di tutto devi avere sotto controllo le tue reazioni emotive.

Quando il tuo interlocutore ti fa arrabbiare e tu reagisci cedendo alle emozioni, le tue speranze di entrare in empatia e comunicare con successo vacillano prima ancora di cominciare, tanto da rendere inutile perfino provarci.

Se non riesci a entrare nello stato d’animo appropriato per la circostanza, potrai incontrare maggiori difficoltà nel percepire informazioni importantissime che il tuo interlocutore ti fornisce consapevolmente o, meglio ancora, inconsapevolmente.

E se non sei nello stato d’animo giusto farai fatica a pensare con mente lucida, serena e il messaggio che trasmetterai sarà perciò frutto dell’istinto, probabilmente inadeguato.

Avere un obiettivo chiaro

Sapere inoltre cosa vuoi ottenere, il risultato che ti aspetti produca il tuo messaggio, cioè l’obiettivo, è essenziale che sia chiaro a te prima di dire anche una sola parola anzi, prima ancora di avvicinarti al tuo interlocutore.

Controllo dell’emotività e obiettivi chiari sono dunque i due aspetti secondo me essenziali da considerare prima di intraprendere qualsiasi relazione comunicativa.

Tutto ruota intorno a questo

Se sei capace di comprendere, sinceramente, le intenzioni del tuo interlocutore e riesci a metterti nei suoi panni creerai quella condizione essenziale, quel contesto ideale, per avviare e mantenere un flusso comunicativo efficace.

E’ un po’ come l’agricoltore che prepara il terreno per la successiva coltivazione: toglie le pietre, le erbacce, smuove la terra e la prepara per accogliere i semi o le piantine.

Comprendere, tuttavia, non vuol dire necessariamente essere d’accordo con lui o lei, ma soltanto dimostrare che hai capito la sua intenzione positiva.

Potrà essere utile perciò dire, per esempio:

Certo, ti capisco e mi rendo conto che tu voglia…

Intenzione positiva

Qualsiasi azione, anche la più incomprensibile, è sorretta da un’intenzione che è senza dubbio buona per la persona che la esegue. Questo perché sarà il risultato di pensieri, convinzioni del tutto personali che, non sempre, sono compresi dagli altri.

Ecco, se riuscirai a intuire cosa c’è davvero dietro il comportamento di una persona, anche se lo ritieni totalmente contrario al tuo modo di pensare, ingiustificabile, perché magari ti avrà fatto anche del male e soffrire, avrai però messo le basi sulle quali costruire una comunicazione efficace.

Mi stai chiedendo l’impossibile…

Certo, mi rendo conto che può essere difficile e impegnativo, ma sono sicuro che farlo ti ripagherà degli sforzi e ti permetterà di guadagnare la fiducia del tuo interlocutore.

E cosa dovrei fare, secondo te?

Facile.

Dovrai semplicemente focalizzare la tua attenzione sull’altra persona per riuscire a cogliere un maggior numero di informazioni possibili e utili a creare un rapporto che favorirà un efficace scambio reciproco.

E che tipo di informazioni?

Tutte quelle che possono dirti che tipo di persona hai di fronte e consentirti di entrare in empatia, cioè dimostrare concretamente che sei sintonizzato sul suo stesso canale. Sono numerosi e diversi gli aspetti che puoi cogliere e sfruttare.

Per essere empatico devi in particolare focalizzare l’attenzione su:

  • il contesto in cui ti trovi
  • la modalità sensoriale preferita dell’interlocutore

Il contesto

Puoi, per esempio, renderti conto della situazione, del contesto e adeguarti con rispetto come faresti, immagino, entrando in chiesa in silenzio o parlando a bassa voce oppure facendo altrettanto in un ospedale per non disturbare i degenti.

Allo stesso modo dirigi la tua attenzione sul tuo interlocutore e impegnati a comprendere le dinamiche del momento.

Potrebbe essere, per esempio, la commessa di un negozio la quale, mentre parla con te, è distratta perché ha intravisto un cliente che si sta lamentando con la sua collega per qualcosa.

Oppure la tua partner che sta raccogliendo i frammenti unti della bottiglia d’olio che si è rotta cadendo e che la costringerà a passare almeno un’ora a ripulire i danni. Sarà del tutto improbabile che possa ascoltare quello che hai da dirle, a meno che non si tratti di qualcosa più importante o grave e, nel caso specifico… mi sembra difficile. Potrebbe essere senz’altro più utile manifestarle la tua comprensione e offrirti di aiutarla. Sono certo che dopo aver superato il momento di crisi sarà molto più ricettiva.

Un altro aspetto che puoi cogliere in un’altra persona riguarda la modalità sensoriale che caratterizza il suo modo di comportarsi e di comunicare.

Modalità sensoriale preferita

Eh già, perché ciascuno di noi percepisce il mondo che lo circonda facendone esperienza attraverso le informazioni provenienti dai sensi: vista, udito, tatto, odorato e gusto.

Empatia modalità sensoriali

Ognuna di queste modalità, ovvero :

  • visiva
  • auditiva
  • cinestesica, cioè le sensazioni che riguardano il tatto, l’odorato e il gusto

è altrettanto importante ma, per qualche ragione, ne privilegiamo generalmente una in particolare, continuando comunque a usare anche le altre sebbene in misura minore.

Questa preferenza, della quale di solito siamo del tutto inconsapevoli, si riflette sul modo di essere, sul modo con il quale memorizziamo le cose e sul modo di esprimerci sia esso:

  • verbale, le parole che usi
  • paraverbale, volume e tono di voce
  • non verbale, cioè la gestualità

Se sei in grado perciò di riconoscere la modalità preferita dal tuo interlocutore puoi anche scegliere quella più appropriata per entrare facilmente in empatia e comunicare quindi più efficacemente con lui.

Modalità Visiva

Se, per esempio, ti accorgi che gesticola molto, ha una posizione eretta, sposta lo sguardo continuamente, parla velocemente e usa parole riconducibili alle immagini, come:

  • Mi appare chiaro che…
  • Ora ho una visione nera del problema, mostrami la tua versione

è verosimile sia una persona che privilegia la modalità visiva.

Modalità Uditiva

Una persona che, invece, ha una postura un po’ più chiusa, si muove più lentamente, parla piano e scandisce le parole le quali sono riferibili ai suoni, del tipo:

  • Come ti ho detto, sono disponibile ad ascoltarti
  • Quello che dici mi suona strano
  • Io ti parlo, ma tu non mi ascolti…

probabile che preferisca la modalità uditiva.

Modalità Cinestesica

Qualora infine noti un tipo che si trascina, dinoccolato e che, sedendosi in poltrona, si sbraca quasi spalmandovisi sopra, parla a volume basso e con una lentezza esasperante usando termini associabili alle sensazioni, del tipo:

  • Ho la netta sensazione che questa cosa non ti tocchi
  • Nonostante ti abbia fatto toccare con mano il problema non lo percepisci

è evidente allora che preferisce la modalità cinestesica (cinestesia: sensazioni prodotte dal movimento).

Creare un rapporto empatico con ciascuna delle persone che ti ho descritto sarà più efficace se userai lo stesso canale, le stesse modalità espressive così che si sentano compresi, anche senza esserne consapevoli.

Dunque, se per esempio parli con chi preferisce le immagini, evita di parlargli di suoni e sforzati di vedere cosa puoi rappresentare attraverso lo stesso canale.

È un po’ come dire che se parli in italiano con un cinese che non conosce la nostra lingua lui non ti comprenderà e, di conseguenza, difficilmente avrà un atteggiamento empatico nei tuoi confronti.

Condizione essenziale

Quale che sia il canale comunicativo ricorda comunque che la condizione essenziale è che tu comprenda, con assoluta sincerità e trasparenza d’animo, il tuo interlocutore e che, soprattutto, glielo dimostri. Se proverai a fingere, scimmiottandolo soltanto, per puro interesse personale, quella persona lo capirà, percependo, anche in modo inconsapevole, i microsegnali che inevitabilmente trasmetterai con le tue parole, toni di voce e gesti. E allora lui potrebbe pensare…

Non so perché, ma di questo non mi fido!

Perciò, anche se sei un grande attore, evita. Scegli di essere il più possibile puro e sincero. Soltanto così avrai la garanzia di un risultato positivo.

Devo farlo sempre e con tutti?

potresti chiederti. Assolutamente no, anche perché, come puoi intuire, soprattutto se non sei abituato ad essere così, costa energie.

Dipende dall’obiettivo

La risposta è che, se hai un interesse a interagire con la persona, come hai potuto constatare è praticamente imprescindibile essere empatico. Qualora invece non hai una particolare necessità di interagire con lei, semplicemente sorridi con garbo e… lascia stare.

Dunque, ora che forse il significato di empatia ti è più chiaro puoi meditare sulle implicazioni che comportano l’essere empatico con particolare attenzione a quanto più efficaci potranno essere le tue relazioni e il tuo modo di comunicare.

Sono certo che apprezzerai fin da subito i vantaggi e modificherai, se necessario, il tuo atteggiamento e i tuoi comportamenti.

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