Articolo aggiornato il 30 Dicembre 2022
In questo articolo ti parlerò di quanto è alto il livello di coinvolgimento della mente dell’attore o attrice, specie nel fare teatro.
Che c’entra?
C’entra, c’entra…
Qualche tempo fa è andato in scena Le prix d’amour, uno spettacolo teatrale scritto da Alessandra Flamini e diretto da Mauro Fanoni, attori e insegnanti di Mr Kaos, il Laboratorio teatrale di Roma Monteverde.
Io interpretavo – ecco il video – (Beh, si, mi diletto anche a recitare) il ruolo di Edouarde, un facoltoso signore il quale, dopo tormentate esperienze sentimentali, si rifugia nella tranquillità e spensieratezza di un prestigioso bordello parigino degli anni ‘30, Le Prix d’amour, per trovare un grande amore, ma senza rischi di sofferenze ulteriori.
Lo spettacolo rappresentava, attraverso i monologhi di ciascun personaggio e i costumi appropriati, le storie intime di prostitute, clienti e altri protagonisti in una tipica giornata trascorsa nel bordello parigino.
Gli argomenti trattati in questo blog riguardano la conoscenza e l’uso ottimale della mente per essere efficienti e vivere nel benessere.
Cosa c’entra la mente in tutto questo? Potresti chiederti.
Beh, tanto, tantissimo.
In questo articolo:
1. Teatro e psicologia
Quando l’attore o l’attrice calca il palcoscenico attinge a numerose risorse cognitive per far si che si realizzi la magia del teatro.
E’ quella condizione per la quale gli attori si immergono totalmente nell’universo emotivo del personaggio e trascinano con sé il pubblico in un viaggio straordinario nella realtà immaginaria che però diventa vera nella mente di ciascuno. Per far questo è necessario, oltre a una specifica preparazione tecnica, l’impiego appropriato dei processi cognitivi della mente.
Quali sono allora gli ingredienti di una buona interpretazione attraverso l’uso consapevole o inconscio di particolari risorse della mente?
2. Interpretazione: gli ingredienti
Una buona interpretazione teatrale richiede:
- memoria
- motivazione
- tecniche di memorizzazione
- introspezione
- gestione dello stato d’animo
Memoria
Una buona interpretazione richiede di ricordare esattamente le parole scritte dall’autore della sceneggiatura ed è ciò che terrorizza gli attori, specie i neofiti.
Imparare tutte le battute del copione, parola per parola, è senza dubbio necessario per rendere possibile l’interpretazione e perché, inoltre, diversamente dal cinema, non è possibile ripetere la scena perché… è venuta male. Oltre le parole bisogna ricordare anche i momenti dell’intervento, la posizione sul palcoscenico e i gesti da fare, puro esercizio di ripetizione necessario affinché si crei la relativa traccia mnestica nella Memoria a Lungo Termine.
Motivazione
La motivazione poi è essenziale per convincere la mente a conservare un’informazione nella Memoria a Lungo Termine e nell’attore di solito è molto forte.
Tecniche di memoria
Per velocizzare la memorizzazione del copione e renderla più affidabile specie durante l’esibizione gli attori possono sfruttare anche le tecniche di memoria .
Si tratta semplicemente di individuare un numero adeguato di parole chiave che facciano da priming, cioè da innesco, per richiamare alla mente la battuta che hai sulla punta della lingua. Una volta individuate e verificato che richiamino esattamente la battuta (che comunque va imparata), bisogna collegarle nell’esatta sequenza, trasformandole prima in immagini e poi associandole una all’altra.
Particolarmente utile può rivelarsi l’uso della Tecnica dei Loci come faceva Cicerone per ricordare i suoi lunghi discorsi di fronte al Senato romano.
Introspezione
E ora veniamo alla parte più importante. La rappresentazione delle emozioni.
Giuseppe – mi diceva il regista durante le prove – non devi recitare, devi essere.
Le prime volte queste parole mi lasciarono un po’ interdetto.
Ma se un attore non recita, allora cosa fa? – mi chiedevo.
Poi capii cosa intendeva. Se la scena prevede che il tuo personaggio debba esprimere gioia, tristezza o rabbia allora devi cercare dentro di te gioia, tristezza o rabbia e viverle, come se fosse vero. Per riuscire in questo può essere necessario cercare tra le proprie esperienze ricordando e rivivendo mentalmente quei momenti nei quali avevi provato le emozioni di gioia, tristezza o rabbia ed esprimerle attraverso le battute del copione. Può inoltre essere d’aiuto conoscere le espressioni del viso tipiche di ciascuna emozione, descritte mirabilmente da Paul Ekman nel suo libro Te lo leggo in faccia, ed eseguirle.
Attraverso i circa 80 muscoli facciali puoi esprimere i movimenti tipici della gioia, per esempio, sorridendo, con la bocca semiaperta, restringendo gli occhi fino a far comparire le rughe agli angoli. Basterà questo, magari associato al ricordo di un momento gioioso della tua vita, affinché la tua mente, che non distingue tra ciò che è vero e ciò che è immaginato, attivi i circuiti neurali giusti e rilasci i neurotrasmettitori tipici della gioia, quali serotonina, ossitocina.
E il gioco è fatto o, comunque, avrai fatto gran parte del lavoro.
Questa è, senza dubbio, la parte più bella, emozionante e introspettiva che puoi provare vivendo l’esperienza del teatro, che può aiutarti a conoscere meglio te stesso e, di conseguenza, gli altri.
Assolutamente da provare.
Gestione dello stato
E quando viene il momento di andare in scena, puoi essere assalito da mille paure, insicurezze, convinzioni che però non puoi permetterti di far prevalere onde evitare flop clamorosi.
È assolutamente normale, anzi utile, che ci sia la giusta tensione e adrenalina in circolo, tipica della condizione combatti o fuggi attivata dal cervello rettile.
Questa particolare condizione, nella quale i sensi sono superattivati, il battito è accelerato, i vasi periferici sono contratti, puoi percepirla però come un fastidio.
Se, tuttavia, ne prendi consapevolezza, puoi orientarla a tuo favore e trasformarla in una risorsa semplicemente imparando a gestirla. E i modi sono diversi anche se, in particolare, è utile curare:
- la respirazione
- la presenza mentale
Respirazione
La respirazione è una potente tecnica contro lo stress.
Perciò, prima di tutto, respira lentamente e profondamente, usando il diaframma così da inviare più ossigeno al cervello per farlo lavorare al meglio riguardo alla memoria e agli altri processi coinvolti nell’interpretazione teatrale.
Presenza mentale
La capacità di orientare e mantenere l’attenzione su quello che è importante è di fondamentale importanza e non solo per la recitazione.
Rimani perciò con la mente su ciò che stai vivendo nel presente, evitando salti nel passato o improduttive anticipazioni del futuro, prefigurandoti per esempio che dimenticherai le battute e il pubblico ti fischierà.
Se fai fatica a farlo devi allora esercitarti, focalizzando la tua attenzione sul respiro come suggerisce Thich Nhat Hanh nel suo libro Il miracolo della presenza mentale. E quando poi sei li sul palcoscenico, con le luci che ti accecano e ti fanno vedere a malapena le persone che hai di fronte, senti dentro di te una tempesta di emozioni dalle quali fai fiorire il tuo personaggio, mentre la tua mente si immerge in uno stato di attenzione profonda, ipnotica al quale si unisce tutto il tuo pubblico. Questa è magia.
Mente e teatro sono dunque coinvolti nella ricerca interna delle emozioni e nella loro espressione attraverso la recitazione e l’interpretazione di un personaggio. Oltre ad essere una bellissima professione, fare teatro può esserti utile per conoscerti meglio, in particolare le tue emozioni. Gli indiscussi vantaggi psicologici hanno fatto della recitazione una vera e propria teatroterapia molto utilizzata nella psicoterapia moderna.
Cerca perciò il laboratorio teatrale più vicino o comodo per te e vivi anche tu questa straordinaria esperienza per gli scopi utili alle tue esigenze.
Bibliografia
Ekman, P., Te lo leggo in faccia. Riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste. 2010, Amrita
Thich Nhat Hanh, Il miracolo della presenza mentale. Un manuale di meditazione , 1992, Astrolabio Ubaldini