Cos’è la dissonanza cognitiva, il significato, quali sono gli effetti sulla mente e come superarla.
La volpe che non arriva all’uva dice che è acerba narrava un noto racconto di Esopo.
È un modo metaforico per dire che, quando non riusciamo a fare qualcosa, tendiamo a trovare una scusante plausibile.
Gli psicologi sociali, e in particolare Leon Festinger, la chiamano dissonanza cognitiva ovvero discordanza appunto tra quello che pensiamo e quello che poi decidiamo di fare.
Al contrario, quando invece c’è coerenza tra pensiero e decisione allora si parla di consonanza e caratterizzata da assenza di conflitto interiore.
In psicologia sociale, la dissonanza cognitiva è oggetto di approfondimenti riguardo al perché le persone modificano i loro atteggiamenti ovvero valutazioni che l’individuo attribuisce a fatti, persone, eventi.
In questo articolo:
1. Dissonanza cognitiva: significato
Con il termine dissonanza cognitiva si intende una dissociazione tra realtà e comportamento al fine di trovare una giustificazione plausibile assumendo atteggiamenti che sono in genere del tutto privi di fondamento. Dissonanza è anche sinonimo di incoerenza, contraddizione o squilibrio.
Così facendo di fatto mentiamo a noi stessi e questo ci consente di attenuare o eliminare il disagio sia fisiologico che psicologico, più o meno intenso, che scaturisce da quella incongruenza.
Nel racconto di Esopo la dissonanza tra il desiderio dell’uva e l’incapacità di prenderla spinge per esempio la volpe a concludere che l’uva è acerba, placando la sua frustrazione.
La dissonanza cognitiva produce sull’individuo effetti sia psicologici, ovvero la percezione di un conflitto interiore con il relativo disagio, che fisiologici cioè manifestazioni di vario tipo nel corpo coerenti con lo squilibrio sperimentato. Sono di fatto sintomi assimilabili alla condizione di stress che si innesca appunto quando ci troviamo di fronte a situazioni che non siamo in grado di gestire con gli abituali schemi mentali.
2. Dissonanza cognitiva: i sintomi
I sintomi tipici sono, per esempio:
- tensione
- imbarazzo
- ansia
- senso di colpa
- vergogna
- rabbia
- disgusto
L’intensità del disagio sarà tanto maggiore quanta più importanza attribuiremo alla cosa e quanti più elementi risultano in conflitto.
Gli studi e gli esperimenti di Festinger hanno portato a dare una spiegazione scientifica a questo curioso fenomeno attraverso la Teoria della dissonanza cognitiva.
3. La Teoria della dissonanza cognitiva
Nel 1959 Festinger e James Carlsmith pubblicarono l’esito del classico esperimento sulla dissonanza cognitiva.
Fu chiesto a un gruppo di persone di svolgere compiti monotoni e noiosi per un’ora.
Ad alcune di queste, alle quali fu fatto credere che la loro partecipazione all’esperimento fosse conclusa, si chiese poi di fare un favore allo sperimentatore. Avrebbero dovuto dire al partecipante successivo, che però era un complice, che il compito da svolgere era estremamente piacevole.
Nei soggetti che dovevano sostenere che il compito fosse piacevole si creò perciò una dissonanza, proprio perché in realtà esso era noioso.
Il gruppo allora fu diviso in due: come ricompensa per aver detto la menzogna a una metà dei soggetti fu dato 1 dollaro, mentre l’altra metà ne ricevette 20.
Come previsto da Festinger e Carlsmith, quelli che ricevettero 1 dollaro sostennero che il compito fosse più divertente di quanto non fecero quelli pagati 20 dollari.
Quelli pagati 1 dollaro erano costretti a ridurre la dissonanza cambiando le loro opinioni riguardo al compito, per produrre una consonanza con il loro comportamento, segnalando che il compito era piacevole. Parlavano addirittura di bellezza simmetrica dei movimenti degli oggetti cilindrici mossi ripetutamente sulla tavola, ritenevano che per la scienza si fa questo ed altro e speravano che gli scienziati potessero avere dei risultati significativi.
I soggetti pagati 20 dollari sperimentarono invece meno dissonanza proprio perché l’abbondante pagamento aveva giustificato la menzogna e portato armonia nel loro comportamento; quindi loro valutarono la prova come meno gradevole e la loro opinione fu simile a quella di coloro ai quali non era stato chiesto di riferire che il compito era gradevole.
Nella sua teoria Festinger sostiene che la dissonanza cognitiva ci serva, in definitiva, per fare in modo che i conti tornino.
4. La teoria della dissonanza cognitiva: assunti e soluzioni
La teoria muove da tre assunti ovvero:
- l’individuo tende ad essere sempre coerente con se stesso riguardo al modo di pensare e di agire
- quando riconosce un’incongruenza nasce la dissonanza che gli fornisce la motivazione a risolverla
- la soluzione alla dissonanza si può ottenere in tre modi:
- cambiando il comportamento
- modificando l’ambiente
- cambiando opinione e atteggiamento
Vediamo allora, per esempio, in che modo la volpe di Esopo avrebbe potuto risolvere la propria dissonanza cognitiva.
- Per cominciare avrebbe potuto modificare il suo comportamento lasciando stare per esempio l’uva e andando a cercare qualcosa di diverso da mangiare, magari in un pollaio.
- In alternativa avrebbe potuto cambiare l’ambiente cercando qualcosa su cui salire per avvicinarsi all’uva e poterla cogliere.
- E infine la soluzione adottata nel racconto ovvero cambiando il modo di pensare ritenendo che l’uva, dopo tutto, era ancora acerba per essere gustata.
5. Dissonanza cognitiva: esempi
Si potrebbe compilare una lista infinita di esempi di dissonanza cognitiva.
Si, dicono che fumare fa male. Anche l’aria che respiriamo fa male.
La vita è già triste. Se ci priviamo anche del piacere di mangiare è finita.
Ogni tanto mi picchia, ma cosa devo fare? È il padre dei miei figli.
Cosa vuoi che faccia un bicchiere di vino in più: il vino fa buon sangue…
6. Dissonanza cognitiva: i vantaggi
La dissonanza cognitiva ha tuttavia anche dei vantaggi. Adottare questa strategia può infatti rivelarsi utile per superare momenti difficili.
Per mantenere l’equilibrio però è necessario, dopo averli superati, rielaborare mentalmente il tutto e trovare la risposta adeguata che sostituisca quella che ci siamo dati per evitare il disagio.
E questo è un compito tanto più gestibile quanto più spesso siamo abituati ad affrontare cambiamenti delle nostre abitudini e a gestire gli effetti stressanti ad essi collegati.
Nell’arco della vita si assumono continuamente atteggiamenti che possono tuttavia cambiare per vari motivi e, tra questi, la dissonanza cognitiva di cui ti ho parlato in questo articolo. Come per altre circostanze, anche in questo caso avere la consapevolezza che ci si possa trovare a giustificare nostro malgrado dei comportamenti che di solito biasimiamo, può essere utile per gestire se stessi e il proprio mondo emotivo esponendosi più spesso a quel cambiamento che ci aiuta a crescere e migliorare.
Bibliografia
Festinger, L., Teoria della dissonanza cognitiva, 1957, Franco Angeli