L’attenzione selettiva

Tempo di lettura: 5 minuti

Articolo aggiornato il 12 Settembre 2024

Cos’è l’attenzione selettiva, come funziona, quando la usiamo e come può essere utile allenarla.

L’attenzione è uno dei più importanti processi cognitivi della mente poiché da essa dipende ciò di cui prendiamo consapevolezza in ogni momento della giornata e su cui spostiamo e concentriamo le nostre energie per adattarci al mondo circostante.

Edward Titchener, noto psicologo britannico, affermava che:

la dottrina dell’attenzione è il perno dell’intero sistema psicologico e che gli uomini saranno giudicati davanti al tribunale generale della psicologia in base al loro giudizio su di essa.

Oggi ti invito a meditare sull’attenzione e, in particolare, sull’attenzione cosiddetta selettiva così da aiutarti a prendere consapevolezza di quanto puoi essere più efficace se impari a gestirla e a dirigerla su quello che desideri davvero.

1. Attenzione selettiva

Uno degli aspetti dell’attenzione sui quali la scienza concentra i suoi sforzi è il fatto che essa ha dei limiti.

Non è possibile, infatti, prendere coscienza di tutte le informazioni che raccogliamo attraverso i sensi e di quelle che già risiedono nella memoria.

Una delle ragioni per le quali l’attenzione è limitata risiede proprio nella quantità di informazioni che la memoria, altro processo cognitivo, può elaborare contemporaneamente.

In un famoso articolo scientifico, George Armitage Miller, psicologo americano, dimostra che la memoria a breve termine può elaborare, nello stesso momento, fino a un massimo di 7 +/- 2 gruppi di informazioni.

La parte eccedente viene conservata per poco tempo o eliminata in modo definitivo attraverso l’oblio ovvero il meccanismo mentale per la cancellazione dei dati.

Ecco che allora è indispensabile che la mente faccia una selezione della grande quantità di informazioni, scegliendo quelle che, per qualche ragione, valuta siano più rilevanti in un certo momento.

Ma in che modo scegliamo quali informazioni elaborare e quali ignorare?

Il metodo di base adottato dalla mente può dare luogo a due possibilità dette:

  • bottom up
  • bottom down

In un primo caso la percezione, altro processo cognitivo, intercetta in modo automatico le informazioni di una certa importanza sulle quali si orienta l’attenzione (elaborazione dal basso verso l’alto).

Potrebbe essere per esempio qualcuno che corre tra la folla, un oggetto dai colori sgargianti, un bambino che attraversa la strada all’improvviso.

Sulla base delle nostre conoscenze, esperienze, desideri oppure obiettivi potremmo essere invece noi a selezionare gli stimoli sui quali orientare l’attenzione perché ritenuti utili o funzionali a quello che stiamo facendo. (Elaborazione dall’alto verso il basso)

Se, per esempio, passeggiamo nel bosco per cercare dei funghi porcini, dirigeremo l’attenzione prevalentemente su oggetti aventi forma e colore simili a un fungo porcino.

In entrambe le modalità, tuttavia, le informazioni selezionate vengono amplificate e le altre ignorate.

E come funziona l’attenzione selettiva nella scelta delle informazioni?

2. Attenzione selettiva: teorie

Studi scientifici condotti nel tempo hanno provato a dare una risposta al quesito, sostenendo diverse teorie come la Teoria del:

  • filtro attenzionale di Broadbent
  • filtro attenuato di Anne Treisman
  • sistema supervisore attenzionale di Norman e Shallice
  • Deutsch e Deutsch
  • Norman

Quella di Broadbent, ritenuta la più importante, sostiene che l’attenzione selettiva individua e attribuisce importanza alle informazioni provenienti dall’ambiente circostante considerate rilevanti a causa delle caratteristiche sensoriali o di collocamento nello spazio.

Le informazioni valutate invece irrilevanti vengono eliminate.

La teoria del filtro attenuato sostiene invece che le informazioni irrilevanti non vengano del tutto eliminate, ma semplicemente attenuate appunto nella loro intensità, dando comunque priorità a quelle rilevanti riguardo alle loro caratteristiche fisiche o semantiche.

Norman e Shellice sostengono ancora che le informazioni provenienti dai sensi vengono conservate in una sorta di magazzino per il tempo necessario a svolgere il compito specifico.

In pratica è il l magazzino sensoriale del cosiddetto SCE (Sistema di Controllo Esecutivo) della memoria di lavoro teorizzata da Baddley.

In questa specie di area di parcheggio le informazioni vengono sia conservate che valutate riguardo alla loro utilità rispetto alle nostre esigenze, motivazioni e aspetti emotivi.

In controtendenza alla teoria di Broadbent, Deutsch e Deutsch sostennero che, in realtà, il filtro non esiste, che l’attenzione selettiva non influisce sull’elaborazione dello stimolo e che, secondo gli autori, avverrebbe invece in modo del tutto automatico e indipendente.

Secondo la teoria di Norman infine la selezione dell’informazione rilevante avviene elaborando in modo selettivo le informazioni sensoriali che sono già attivate ed elaborate dalla memoria, magari attraverso il priming,  e non attraverso un filtro come sostenuto dalle altre teorie.

Nel complesso, tra le varie teorie, quella che sembra avere maggiore credito rimane quella iniziale del filtro di Broadbent e che quindi l’attenzione selettiva, come una sorta di interruttore ON/OFF, scelga cosa trattenere e cosa eliminare.

A questo punto è legittimo chiedersi se le capacità attentive e quindi l’attenzione selettiva siano suscettibili di miglioramento.

Esistono numerose ricerche sull’attenzione selettiva e anche dei test che ne misurano l’efficacia.

3. Il test di Stroop

Tra questi forse il più noto è lo Stroop test.

Si tratta di leggere velocemente delle parole, come rosso, verde, giallo che corrispondono ad altrettanti colori.

Il problema è che le parole sono scritte in un colore diverso da quello che rappresentano.

Quindi, per esempio, la parola rosso è scritta in verde, la parola verde in rosso, quella gialla in blu e così via.

Per rispondere correttamente è necessario perciò sopprimere l’ automatismo mentale che porterebbe a rispondere verde invece che rosso come dice la parola.

Se il risultato del test non è buono, si può tuttavia fare qualcosa di concreto per migliorare. 

4. Come migliorare l’attenzione selettiva

La condizione di base per migliorare l’attenzione selettiva è avere la capacità di gestire l’attenzione attraverso:

  • la consapevolezza
  • il controllo

Per ottenere risultati apprezzabili è necessario fare pratica riguardo alla capacità di essere consapevoli di dove è orientata l’attenzione in ogni momento.

Lo si può fare in forma statica, stando fermi e mantenendo l’attenzione su qualcosa, un oggetto, un pensiero o anche sul respiro e prendere semplicemente atto di ogni tentativo di distrazione, senza contrastarlo o giudicarlo.

Poi si riporta gentilmente l’attenzione dove era prima.

È possibile praticare anche in forma dinamica, mantenendo cioè l’attenzione su ogni singolo gesto che facciamo, come per esempio accade praticando il Tai chi chuan, arte marziale cinese eseguita lentamente.

Per ogni movimento è necessario mantenere l’attenzione soprattutto sul proprio baricentro al fine di conservare l’equilibrio.

Una volta acquisita la consapevolezza sarà anche più facile dirigere l’attenzione dove si desidera e mantenerla concentrata per il tempo necessario alle proprie esigenze.

Tale pratica, eseguita con la opportuna costanza, ha dei benefici riflessi sul funzionamento della mente e del proprio sistema immunitario.

In particolare, il mantenimento dell’attenzione concentrata su qualcosa favorisce la produzione di onde cerebrali alfa, theta e gamma, come dimostrato dagli studi condotti sui grandi meditatori come i monaci tibetani

Tale modalità di funzionamento del cervello stimola inoltre la produzione di sostanze chimiche benefiche, gli ormoni, come ad esempio la serotonina, l’ossitocina, la dopamina.

Conoscere meglio il funzionamento della mente e dei suoi processi cognitivi, come in particolare l’attenzione selettiva di cui ti ho parlato oggi, può aiutarti ad accorgerti che, a volte, la felicità non è nelle cose materiali che spesso inseguiamo, ma nella semplicità di ogni più piccolo gesto che compiamo nel qui e ora.

Mappa mentale attenzione selettiva
Mappa mentale articolo

Bibliografia

Kahneman, D., Psicologia dell’attenzione, 1981, Giunti Barbera

Bear, M.F., Connors, B.W., Paradiso, M.A., Neuroscienze: esplorando il cervello, 2016, Edra S.p.A.

Cherubini, P., Psicologia generale, 2012, Raffaello Cortina

Pravettoni, G., Psicologia cognitiva – dalla teoria alla pratica, 2017, Mondadori 

Vargiu, G., Le onde del successo, 2023, Youcanprint

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