In questo articolo ti parlerò della curva dell’oblio di Hermann Ebbinghaus e come puoi fare per memorizzare quello che studi più facilmente e per sempre.
Per quanto tempo possiamo conservare i ricordi in memoria?
Vuoi rendere lo studio meno faticoso e produttivo?
A volte ci preoccupiamo di dimenticare le cose, l’appuntamento con una persona, i prodotti da comprare al supermercato o, specie gli studenti, quello che abbiamo studiato con tanto sforzo e per molte ore.
Quello che pensiamo sia una nostra carenza, in particolare quelli come me non più giovanissimi, in realtà è una necessità fisiologica. Il cervello, infatti, così come il tuo computer, funziona meglio se conserva in memoria quello che può essere utile ed elimina il superfluo attraverso il processo dell’oblio.
In questo articolo:
1. Oblio: significato
In psicologia, il concetto di oblio, cioè dimenticanza, si riferisce al processo naturale di perdita dei ricordi per attenuazione, modificazione o cancellazione delle tracce mnemoniche.
Questo può essere dovuto al passare del tempo tra l’esperienza vissuta e l’atto del ricordo, e, più specificamente, da ciò che ha avuto luogo psichicamente in tale tempo. Nella teoria psicanalitica è inteso anche come processo difensivo di rimozione contro l’emergere di contenuti di memoria sgraditi (Treccani).
In pratica non è detto che ricordare sia sempre un bene.
Pensa soltanto alla confusione che si creerebbe in mente se conservassimo tutto, senza discriminazione. Sarebbe impossibile da gestire per le potenzialità della mente umana.
Cosa determina allora il fatto che siamo in grado di ricordare?
2. Ricordare: etimologia
Un riferimento ci viene dall’ etimologia del termine ricordare che deriva dal latino recordis ove cordis vuol dire cuore.
In passato, infatti, si riteneva che il cuore fosse la sede della memoria. Uno dei motivi per i quali ricordiamo le cose è l’emozione ad essa collegata e il ricordo è tanto più intenso e indelebile quanto più intensa è l’emozione, sia essa gradevole o meno.
Ci è bastato che accadesse soltanto una volta il primo bacio, la prima scottatura sui fornelli o l’attentato alle torri gemelle per lasciare una profonda traccia mnestica nella mente e richiamare alla memoria il relativo ricordo.
Già, richiamare alla memoria, infatti, è anch’esso significato di ricordare.
Oltre al ruolo svolto dalle emozioni c’è un altro motivo ci aiuta a ricordare le cose ovvero la ripetizione.
3. La ripetizione
Ripetere, cioè eseguire più volte un’azione, è quello che dice alla nostra mente che quella cosa, un movimento, un concetto o una persona, è importante per noi e che ci può essere utile ricordarlo facilmente.
È come quando percorriamo più volte un sentiero nella vegetazione. Mano a mano che passiamo e ripassiamo sullo stesso percorso, la vegetazione si riduce o scompare creando un sentiero più facilmente visibile.
Nella mente, la ripetizione crea proprio qualcosa di simile a un sentiero nel bosco che ci consente di ritrovare più facilmente il ricordo.
Ma quante volte bisogna ripetere per ricordare?
È la domanda che ci poniamo spesso, in particolare gli studenti i quali, in mancanza di un metodo di studio organico e scientifico, fanno quello che per anni ci hanno detto di fare a scuola ovvero leggere e ripetere fino a che non ti accorgi…che la sai.
Per essere sicuri di ricordare le cose da dire all’interrogazione o all’esame non è detto che serva ripetere all’infinito in modo meccanico e noioso.
Hermann Ebbinghaus, psicologo tedesco dell’800 condusse su se stesso lunghi ed estenuanti esperimenti per scoprire dopo quanto tempo si dimenticano le cose.
4. La curva dell’oblio
Ebbinghaus preparò delle liste di sillabe senza senso (costituite da combinazioni casuali consonante-vocale-consonante come “ROC” o “LOD”) e misurò quanto impiegava a dimenticarle e impararle di nuovo. Lo scienziato si allenò per più di un anno e, per dimostrare l’attendibilità dei risultati, ripeté gli esperimenti tre anni dopo, arrivando infine ad elaborare la sua teoria riguardo alla curva dell’oblio. Da questa si può notare chiaramente che l’oblio si comporta in modo esponenziale. Un fatto cioè viene velocemente dimenticato soprattutto nelle prime ore per poi decadere con maggiore lentezza.
In dettaglio è evidente che le maggior parte delle cose studiate, il 70 – 80 % circa, viene dimenticato soltanto dopo 24 ore e il restante 20 – 30 % dopo una settimana, un mese e 3 – 6 mesi.
Il risultato conseguente a questa scoperta fu il cosiddetto spacing effect ovvero effetto di spaziatura dal quale deriva la tecnica della ripetizione dilazionata.
5. Ripetizione dilazionata o spaziata
Grazie a questa scoperta si può dire che il metodo secondo il quale più si ripete e meglio è in realtà è eccessivo, si può cioè ripetere secondo precisi intervalli per ottenere risultati anche più efficaci nel tempo.
Gli studi di Ebbinghaus lo portarono a identificare il cosiddetto effetto di spaziatura.
Esso prevede che sia più efficace distribuire nel tempo i ripassi di quanto memorizzato la prima volta piuttosto che sottoporsi a estenuanti full immersion il giorno prima dell’esame.
In pratica si tratterà di ripassare proprio quando il ricordo sta calando secondo la curva dell’oblio di Ebbinghaus.
In dettaglio dovrai dunque programmare le tue ripetizioni dopo:
- un’ora
- un giorno (24 ore)
- una settimana
- un mese
- 3/6 mesi
Riguardo al come ripetere ti chiederai…
Devo ripetere a voce alta?
La ripetizione a voce alta può essere utile per allenare pronuncia ed esposizione ma non è necessaria per ricordare.
Puoi infatti memorizzare in modo più semplice, veloce e…silenzioso.
Il modo più efficace per favorire la memorizzazione è quello di utilizzare delle parole chiave scelte durante lo studio. Si tratta di leggere la parola chiave e verificare cosa ti fa tornare in mente di quello che hai studiato.
Per esempio, le parole chiave di questo articolo potrebbero essere:
- curva
- oblio
- Ebbinghaus
- ripetizione
Ora chiudi gli occhi e per ognuna di esse nota cosa ti fanno venire in mente.
Se il risultato ti soddisfa avrai fatto la ripetizione richiesta per memorizzare e dovrai soltanto rifarla al successivo intervallo. In caso contrario potrebbe essere necessario dare una scorsa veloce al materiale studiato sufficiente a farti tornare in mente le altre cose.
Tecnica delle Flashcards
Da questo metodo è nata la tecnica cosiddetta delle Flashcards. Sono cioè delle carte o cartoncini come le carte da gioco su un lato delle quali dovrai scrivere per esempio la parola chiave di cui ti parlavo poco fa e sul retro la risposta.
Osservando poi la parola chiave anche in questo caso dovrai verificare se ti viene in mente la risposta e controllare girando la carta se è quella giusta.
Pensa che puoi trovare perfino delle applicazioni da usare comodamente sul tuo smartphone come ad esempio Anki o tante altre.
Dunque dimenticare e ricordare sono due funzioni altrettanto utili della mente umana. La prima, per liberare spazio nella memoria da utilizzare per cose più utili, e la seconda per conservare invece tutto quello che valutiamo in maniera consapevole o meno possa tornarci utile.
Sei vuoi essere infine più efficace e rapido nello studio sfrutta la ripetizione dilazionata e le parole chiave e vedrai che studiare potrebbe anche…piacerti.
Bibliografia
Ebbinghaus, H., La memoria. Un contributo alla psicologia sperimentale, 1971, Zanichelli