Articolo aggiornato il 5 Luglio 2022
Oggi ti parlo dell’attenzione in psicologia, di cos’è e come mantenerla concentrata. Conoscere meglio come funziona, ti aiuterà a sfruttarla in maniera più efficace per realizzare i tuoi obiettivi, ma soprattutto vivere appieno la tua vita, momento per momento, e godere il benessere quotidiano.
Non ti ricordi il sapore del caffè che hai preso due minuti fa?
Vuoi sapere come gustartelo godendo ogni attimo?
Ti capita spesso di aver dimenticato le chiavi della macchina dopo aver fatto due km a piedi fino al garage?
Tutto dipende da dove è orientata la tua attenzione.
In questo articolo:
1. Attenzione: definizione e sinonimo
Attenzione deriva dal latino attendĕre cioè rivolgere l’animo e indica l’atto di rivolgere, applicare la mente e i sensi a un oggetto. È sinomimo di badare, fare caso, seguire. (Treccani)
L’attenzione è forse uno dei processi cognitivi, cioè quelli necessari alla conoscenza, più importanti che la mente usa per interagire col mondo circostante. Allo stesso tempo, è una funzione che ha dei limiti i quali non ci consentono di essere consapevoli di tutto ciò che ci circonda. Scegliamo perciò più o meno coscientemente su chi o cosa orientare e mantenere l’attenzione e tutto il resto delle informazioni, la maggior parte, lo eliminiamo.
Ciò è dovuto, in particolare, alle limitate capacità della memoria a breve termine.
George Armitage Miller: Il magico numero 7 +/- 2
In un interessantissimo quanto famoso articolo dal titolo Il magico numero 7 +/- 2, lo psicologo statunitense George Armitage Miller sostiene che il cervello, e in particolare la memoria di lavoro o Breve Termine – quella necessaria proprio per il mantenimento dell’Attenzione e che per i computer è la RAM – può elaborare, contemporaneamente, una quantità di informazioni compresa tra 5 e 9.
Tutto ciò che supera questi limiti la mente lo taglia, cioè fa una selezione e sceglie quelle che, per vari motivi, hanno la priorità.
L’attenzione, perciò, è un processo cognitivo che deve essere gestito in modo accurato e secondo diverse modalità per essere efficaci.
L’attenzione, infatti, può essere:
- divisa
- selettiva
- sostenuta
Attenzione divisa
Una volta selezionate le informazioni ritenute importanti la mente divide l’Attenzione e quindi le risorse mentali da impiegare, secondo l’importanza attribuita a ciascuna di esse. E’ ciò che mi accadeva, per esempio, quando volavo in elicottero e orientavo l’attenzione prevalentemente su alcuni piuttosto che su altri dei numerosi strumenti del Cockpit, il Pannello strumenti appunto.
Attenzione selettiva
Quando scegli precisamente dove orientare la tua attenzione ecco che allora impieghi la funzione selettiva, trascurando il resto.
Attenzione sostenuta
Orientare l’attenzione è cosa diversa dal mantenerla concentrata a lungo su qualcosa come capita se mediti oppure quando studi senza distrarti. In questo caso, infine, stai utilizzando la modalità sostenuta la quale richiede di essere consapevole in ogni istante dove è orientata l’attenzione.
Ma come devo fare allora per rimanere concentrato su quello che sto facendo?
ti chiederai.
In effetti, se non sei un pò allenato/a, puoi incontrare qualche difficoltà per riuscirci.
Vedi, il cervello dicono che sia come una scimmia dispettosa che salta da un ramo a un altro. Nella vita di tutti i giorni è molto comune pensare, ad esempio, alla relazione da presentare al capo nei prossimi giorni altrimenti non ti darà la promozione che aspetti oppure rimuginare sul comportamento scorretto del collega che nei giorni scorsi ti ha messo in cattiva luce per fare bella figura coi superiori. Se sei poi uno studente potrebbe capitarti di perderti, come si suol dire, tra mille pensieri mentre il tuo professore ti sta parlando noiosamente di qualche argomento.
Intelligente ma distratto
Quando ero uno studentello sdentato prendevo un sacco di botte da mio padre (anche) perché i miei insegnanti, durante i periodici colloqui con i genitori, dicevano
È un ragazzo intelligente, ma è continuamente distratto. Potrebbe fare molto di più.
Ricordo che mia madre mi guardava e con gli occhi mi diceva
Tieni proprio ‘arteteca! (Irrequietezza in puro lessico di Via Foria, Napoli) E visto? Te l’avevo detto di stare attento e studiare…
mentre mio padre, facendo roteare l’indice in modo sinistro alludeva
Poi io e te facciamo i conti…
Inutile dire che in quel momento la priorità diventava
Dove posso nascondermi per non prenderle?
Sensi di colpa
Successivamente, mentre mi massaggiavo gli esiti del…debriefing di mio padre, la mia mente costruiva una serie di trappole mentali che inevitabilmente si trasformavano in sensi di colpa legati alla mia incapacità di stare attento alle lezioni tenute dai professori.
Eppure ognuno di loro – pensavo – fa’ diligentemente il proprio lavoro.
Il Professor Laudetti, per esempio, docente di Lettere, dopo aver rovistato nel suo enorme portafogli (pieno di cambiali e bollette), adottando una delle più…moderne tecniche di insegnamento, diceva:
Racozzino – il biondino minuto seduto al primo banco – comincia a leggere da pagina 23. Poi, quando lo dirò io, proseguirá un altro che…sceglierò a caso – aggiungeva con un ghigno – Quindi state attenti perché se vi distraete vi metto una nota sul registro!
E puntualmente, indovina un po’? Chi beccava? Mentre Salvatore, il mio compagno di banco, cercava di avvertirmi
Pè, ti sta guardando…
ecco che il Prof diceva Vargiu – col sorriso sornione che significava Ah, t’ho beccato! – continua tu!
Inutile dire che il mio tentativo balbettante di individuare per miracolo il punto dove il compagno era arrivato nella lettura risultava vano e quindi la nota sul registro…era mia!
All’epoca, tuttavia, non osavo nemmeno mettere in discussione il metodo didattico degli insegnanti (…e facevo male!) e pensavo che questo fosse quello giusto, visto che un professore con un’esperienza ultradecennale lo usava, e che in realtà fossi soltanto io quello con la testa fra le nuvole. Soltanto anni dopo seppi che l’abilità di parlare in pubblico si può apprendere.
Tecniche di Public Speaking
Ci sono, infatti, tecniche di public speaking che ti tengono letteralmente incollato al discorso del relatore.
A distanza di anni ho scoperto che, in realtà, il mantenimento dell’attenzione, specie se prolungata e su compiti noiosi (vedi Prof. Laudetti), può richiedere un consumo mostruoso di energie mentali e che il cervello non esegue quei compiti se non per motivi validi.
Eh si, perché devi sapere che il cervello, di cui tanto si decantano le infinite risorse, in realtà non ne ha proprio così tante, specie quando deve svolgere tanti compiti contemporaneamente e perciò, tendenzialmente, cerca di risparmiare e rimanere entro il budget disponibile per l’attenzione a meno che il compito da svolgere non sia utile e coinvolgente.
E, nel frattempo, ti perdi quello che sta succedendo nel presente.
Ti ingolli il caffè di corsa senza nemmeno sapere che sapore abbia o, peggio ancora, pensi a tutto quello che dovrai fare domani in ufficio mentre il tuo bambino ti tira i pantaloni implorandoti Papà giochiamo? o, per par condicio, Mamma, mi prepari la merenda? Ho fame!
C’è però una bella notizia!
2. Il Qui e Ora: come viverlo
Puoi imparare a vivere pienamente il presente, il Qui e Ora, un concetto familiare alle filosofie orientali e ai grandi meditatori.
Tra questi ultimi, Thích Nhất Hạnh, monaco vietnamita, ti guida in maniera molto garbata e soprattutto semplice a vivere quella che nel suo libro chiama Presenza Mentale proponendoti dei facilissimi esercizi quotidiani che puoi fare per addestrare la tua mente a mantenere l’Attenzione sostenuta o Concentrazione su tutto ciò che stai facendo nel momento presente.
Il modo più semplice, dice l’autore, è esercitarsi a mantenere l’attenzione sul respiro.
Attenzione sul respiro
Se vuoi farlo anche tu, pronuncia, anche mentalmente:
- Ora inspiro, e mentre lo dici concentri l’attenzione sul diaframma per inspirare con l’addome, senza alcuno sforzo. Nota l’aria che entra dalle narici e si diffonde attraverso la trachea in ogni angolo dei polmoni.
- Ora trattengo l’aria nei polmoni per qualche secondo e poi
- Espiro lentamente e completamente tutta l’aria. Mentre lo fai prendi consapevolezza del gradevole massaggio che il diaframma fa ai tuoi organi interni, i polmoni che si svuotano e l’aria tiepida che esce dalle narici.
Ripeti il ciclo respiratorio, inpirazione – trattenimento – espirazione, per almeno 20 volte, sempre senza forzare. Se percepisci eccessivo sforzo puoi farne anche di meno.
Ti accorgerai, soprattutto le prime volte, che la tua scimmietta cerebrale sarà attratta dal rombo del motore dell’auto che sta passando o dai tuoi soliti pensieri su ciò che è successo ieri o che dovrai fare domani.
Niente paura.
Intanto impara a prendere consapevolezza di questi pensieri distrattori e, quando accade, senza compiere alcuno sforzo, accompagna dolcemente i pensieri estranei lontano da quello su cui vuoi invece rimanere focalizzato, cioè il respiro nell’esercizio o qualsiasi altra cosa starai facendo nel presente.
Ripeti l’esercizio ogni giorno, preferibilmente al mattino prima di cominciare la tua giornata lavorativa.
Attenzione sulla tazzulella e’ cafè
Una variante all’esercizio che puoi adottare è decidere di gustarti il caffè o qualsiasi altra bevanda ti piace bere durante la pausa di metà mattina.
Comincia osservando attentamente il momento in cui il barista appoggia la tazzina sul piattino notando se lo ha fatto con la dovuta cura o frettolosamente. Poi prendi la tazzina tra il pollice e l’indice e nota il peso, la temperatura, il logo stampato
sul davanti.
Ora, finalmente, mentre la avvicini alle labbra, annusa l’aroma del caffè e percepiscine la fragranza.
Infine, appoggia le labbra e senti il calore della tazzina, il primo sorso di caffè che ti bagna la lingua, prosegue poi sul palato e nell’esofago fino a riscaldarti piacevolmente lo stomaco.
Un vero piacere
Ah, che piacere!
Da quanto tempo non ti capitava di prenderti pochi minuti del tuo tempo per gustarti il caffè?
Ecco, continua così e non solo ti potrai godere piccoli momenti come questo ma…l’intera vita.
Ti accorgerai che ponendo l’attenzione a tutto ciò che fai, in ogni momento, nel Qui e Ora, potrai scoprire o riscoprire il piacere delle cose anche più semplici che, in quel momento, acquisiranno la massima importanza.
Applicazione quotidiana
L’attenzione, dunque, è un processo molto importante che può influire sensibilmente su molte delle cose che fai. Per sfruttarla al meglio e rimediare alle sue limitazioni è opportuno esercitarla. Quello che ti è richiesto di fare per ritrovare il tuo presente è soltanto un minimo di applicazione quotidiana che però ti ripagherà ampiamente regalandoti una vita più piena e felicemente consapevole.
Gli articoli che leggi sono un mio libero contributo alla tua felicità e al tuo benessere e sono gratuiti. Sarò veramente felice quando vorrai condividerlo e scriverai qui di seguito un tuo commento, importantissimo per me per conoscere il tuo punto di vista.
Ecco la Mappa mentale dell’articolo così potrai ricordare meglio i contenuti.
Bibliografia
Thích Nhất Hạnh, Il miracolo della presenza mentale, 1992, Astrolabio – Ubaldini