Il significato di aggressività

Tempo di lettura: 5 minuti

Articolo aggiornato il 12 Settembre 2024

Cos’è l’aggressività, qual è il significato, da cosa ha origine, cosa influisce e cosa si può fare per gestirla e controllarla.

1. Aggressività significato

Il termine aggressività deriva dall’aggettivo aggressivo e dal verbo aggredire che, dal latino, vuol dire camminare verso. In pratica, per gli scopi di questo articolo, significa fronteggiare con violenza, colpire qualcuno con parole o con scritti, offendendolo.

È sinonimo di ingiuriare, insultare, offendere e al contrario è elogiare, ossequiare. (Treccani)

Ricordare il significato di una parola è importante perché equivale un po’ a sincronizzarsi sull’argomento specifico del quale si vuole parlare. Ciascuna parola, infatti, può avere diversi significati e può essere perciò utilizzata in molti ambiti anche differenti da ciò di cui si parla.

Detto quindi del significato di aggressività, vediamo ora, dal punto di vista psicologico, cosa potrebbe generarla, come si manifesta e cosa si può fare per tenerla sotto controllo.

2. L’aggressività in psicologia

L’aggressività è uno degli argomenti tipicamente di interesse della psicologia sociale tenuto conto che essa può avere importanti riflessi sulla relazione con se stessi e tra le persone.

In psicologia sociale l’aggressività è definita come il comportamento verbale o fisico che ha lo scopo di provocare sofferenza.

L’aggressività può essere di due tipi:

  • ostile
  • strumentale

L’aggressività è ostile quando è conseguenza dell’odio ed ha come obiettivo quello di ferire o danneggiare.

Se, invece, lo scopo perseguito dall’essere aggressivo è quello di raggiungere un obiettivo, ecco che l’aggressività diventa un mezzo ed è perciò strumentale al risultato desiderato.

Ma cosa spinge una persona all’aggressività?

Le cause dell’aggressività

La scienza si è a lungo interrogata sulle cause che determinano l’aggressività nelle persone, conducendo molti studi ed esperimenti sviluppati anche nell’arco di molti anni.

In proposito esistono diverse teorie le quali tendono ad attribuire l’origine dell’aggressività a:

  • una naturale predisposizione dell’essere umano
  • la conseguenza di eventi che la scatenano

Taluni ricercatori sono giunti alla conclusione che l’aggressività è una caratteristica innata dell’essere umano. Essa avrebbe infatti la funzione specifica di stimolare atteggiamenti di protezione e quindi di sopravvivenza.

In particolare, alcune teorie sostengono che l’aggressività possa essere parte del patrimonio genetico delle persone che le rende perciò, per natura, tendenzialmente aggressive.

La tendenza a reagire in modo aggressivo poteva infatti essere utile all’uomo primitivo per difendersi dall’attacco di predatori o da altri uomini che tentavano di sottrarre loro risorse vitali come cibo, acqua, rifugio e donna per procreare.

Altri studi hanno invece dimostrato che una persona può essere aggressiva, non come predisposizione innata, ma come conseguenza di qualcosa che l’ha generata. In genere l’aggressività è stimolata dalla frustrazione ovvero dalle emozioni provate quando qualsiasi cosa impedisca di raggiungere lo scopo prefissato.

Puoi provare un senso di frustrazione quando, per esempio, hai bisogno urgente di prelevare denaro contante al bancomat vicino casa perché sei a piedi e un altro sportello bancomat si trova a chilometri di distanza. Allora esci e fai per prelevare i soldi, quando ti accorgi che il monitor della banca mostra l’avviso

Spiacenti, denaro non disponibile.

E allora scatta la frustrazione, perché non sai con chi prendertela, che a sua volta innesca l’aggressività.

Potrebbe anche essere, per esempio, dovuta a un torto subito, e ritenuto ingiusto, da parte del datore di lavoro, in maniera occasionale o ripetuta nel tempo.

La frustrazione peraltro è tanto maggiore quanto più è importante lo scopo da raggiungere.

Il comportamento aggressivo può scattare con tempi diversi ovvero:

  • nell’immediatezza dello stimolo
  • successivamente

Nel primo caso potresti reagire al bancomat fuori servizio imprecando o sbattendo la porta del locale dove è situato lo sportello.

Puoi, in alternativa, essere costretto a dominare la tua aggressività nei confronti del tuo capo per evitare di essere licenziato.

In tal caso scatta un meccanismo, detto dislocazione, che fa sì che l’aggressività repressa in un primo momento si manifesti in un momento successivo, per esempio sfogandola in modo peraltro più dirompente nei confronti di coniuge o figli al ritorno a casa.

Altre teorie della psicologia sociale, come quella dell’apprendimento sociale di Albert Bandura, affermano che l’aggressività sia un comportamento che può essere appreso in ambito sociale, osservando quello che fanno gli altri e in particolare:

  • i familiari
  • la cultura sociale in genere

Se un genitore adotta uno stile punitivo e violento, se il datore di lavoro interpreta una leadership autoritaria o se le persone che si frequentano hanno comportamenti aggressivi, le probabilità di apprendere da essi l’aggressività sono molto elevate.

Cosa influisce sull’aggressività

L’aggressività può avere intensità variabile sulla quale possono influire, per esempio:

  • dolore e sofferenza
  • temperature elevate
  • azioni aggressive (occhio per occhio)

Dal punto di vista neurobiologico e chimico, invece, è emerso che l’aggressività è favorita da sostanze chimiche come:

  • l’alcol
  • il testosterone

L’alcol, specie se in eccesso, tende a far concentrare l’attenzione sulle provocazioni e a ridurre la consapevolezza, aumentando nel contempo disinibizione e deindividuazione.

Come si manifesta l’aggressività

L’aggressività si può manifestare in diverse modalità come:

  • comportamenti
  • espressione verbale, paraverbale o non verbale

Quali che siano i comportamenti aggressivi o le altre modalità, la questione che si pone è se e come si possa tenere a bada l’aggressività.

3. Come si può gestire l’aggressività

In passato, si pensava che, per ridurre gli effetti dell’aggressività o di altre emozioni negative si dovesse esprimerle così da stemperarne l’intensità.

Era quello che sosteneva, per esempio, Aristotele prima e Freud poi, riguardo al fenomeno della cosiddetta catarsi ovvero dalla liberazione.

Esperimenti condotti nei laboratori moderni di psicologia sociale hanno invece dimostrato che, attraverso la catarsi, gli effetti dell’aggressività, non solo non si riducono, ma addirittura si amplificano.

In proposito, Charles Darwin, diceva infatti che

Colui che dà libero sfogo a gesti violenti non farà che incrementare la propria rabbia.

La minaccia di una punizione, in particolare, costituisce un deterrente all’aggressività solo in condizioni ideali, cioè quando la punizione stessa è

  • rilevante
  • pressoché immediata e certa
  • quando è combinata con una ricompensa per il comportamento desiderato
  • quando il destinatario non è in preda alla rabbia (Baron, 1977).

È allora necessario cercare altre strade più efficaci per cercare di controllare l’aggressività.

In particolare, può essere utile partire dalla teoria dell’apprendimento sociale, per concludere che, se il comportamento aggressivo si impara, allora si può imparare anche a gestirlo e controllarlo.

A tal proposito è allora necessario cercare di prevenire le aggressioni prima che si verifichino e insegnare strategie non aggressive per risolvere i conflitti.

Potrebbe essere utile, per esempio, l’insegnamento di:

  • abilità di problem solving
  • strategie di controllo emotivo
  • di tecniche di risoluzione dei conflitti le quali hanno dimostrato in alcuni esperimenti che in tal modo i comportamenti aggressivi tendono a ridursi.

Le punizioni fisiche peraltro possono avere gravi effetti collaterali. La punizione infatti costituisce una stimolazione avversiva, che  suggerisce cioè proprio il modello di comportamento che si cerca di prevenire.

In alternativa, invece si potrebbe modellare e ricompensare sensibilità e cooperazione fin dalla prima infanzia, insegnando ai genitori stessi il modo in cui imporre la disciplina senza ricorrere alla violenza.

Un modo per farlo potrebbe essere, per esempio:

Quando finisci di fare i compiti, puoi andare a giocare

invece di

Se non fai i compiti non puoi uscire di casa.

In definitiva, si può affermare che l’atteggiamento sia soprattutto un fatto di cultura e che la cultura può cambiare.

La scrittrice Natalie Angier in proposito diceva:

I vichinghi uccisero e saccheggiarono, ma i loro discendenti in Svezia non hanno combattuto una sola guerra in circa 200 anni.

L’essere umano, per concludere, ha il grande vantaggio di poter apprendere ogni giorno cose nuove che lo aiutano a convivere con se stesso e con gli altri nel modo migliore.

Così come si impara, perciò, l’aggressività può essere anche gestita ed imparare che è possibile essere assertivi senza essere aggressivi.

 

Bibliografia

Darwin, C., L’espressione delle emozioni negli animali e nell’uomo, 1872

Myers, D.G., Psicologia sociale, 2013, Mc Graw Hill

Cherubini, P., Psicologia generale, 2012, Raffaello Cortina

Vargiu, G., Le onde del successo, 2023, Youcanprint

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