Articolo aggiornato il 11 Novembre 2022
Come fai a sapere che la tazzina del caffè è a portata di mano? E che il bar dove la bevi è vicino casa? Semplice! Avvia il Tuo navigatore interno e lo saprai.
Oggi ti parlo della capacità di orientamento nello spazio, del rapporto tra noi e lo spazio che ci circonda, come svolgiamo quei compiti che diamo per scontati; come afferrare un bicchiere e bere una bibita ghiacciata o muoverci all’interno della nostra casa senza sbattere sugli oggetti circostanti oppure andare all’edicola sotto casa per comprare il giornale.
Cioè? E come funziona l’orientamento nello spazio?
Hai presente la battaglia navale? C – 9. Colpita e affondata?
È un sistema simile, soltanto più… sofisticato. Ecco, immagina quando piazzi le tue navi nel quadrato, che rappresenta il campo di battaglia, suddiviso in quadratini. Ogni quadratino corrisponde all’incrocio tra una lettera, corrispondente a una colonna, e un numero, riferito a una riga, che hanno origine in un angolo del quadrato. Questo è solo un esempio della capacità di orientamento.
In questo articolo:
1. Capacità di orientamento
Le coordinate
La capacità di orientamento della mente si avvale proprio di coordinate che ci consentono di capire se l’oggetto che abbiamo di fronte, per esempio la tazzina del caffè, è abbastanza vicino da allungare la mano e prenderlo oppure avvicinarsi, facendo qualche passo avanti. Per andare a mangiare la pizza, per esempio, valutiamo se è possibile andare a piedi o tocca prendere l’auto.
Attivare l’attenzione
Quale che sia il compito è importante prima di tutto attivare l’attenzione e questo può avvenire soltanto quando siamo svegli e vigili in maniera:
- automatica (esogena)
- volontaria (endogena)
L’attenzione si orienta in modo automatico quando veniamo sollecitati da uno stimolo intenso. Come quando la zanzara ci punge e ci provoca un bubbone pruriginoso che andiamo a grattare violentemente.
Ci focalizziamo invece in maniera volontaria quando decidiamo di spostare la torcia dell’attenzione su qualcosa in particolare come, per esempio, sto facendo ora io scrivendo il mio articolo.
Orientamento spaziale
Per l’orientamento spaziale, cioè come orientarci e muoverci nello spazio intorno a noi, ci serviamo di tutti gli stimoli che raccogliamo con i nostri sensi. Quello cioè che vediamo, ascoltiamo, percepiamo e che andiamo a collocare in un complesso sistema di coordinate suddiviso in:
- coordinate retinotopiche
- coordinate spaziali
Coordinate retinotopiche
Le coordinate retinotopiche, più comuni e intuitive, sono legate a ciò che rileviamo attraverso gli occhi. Queste, tuttavia, ci forniscono soltanto due dimensioni della posizione degli oggetti e, inoltre, diventano complicate da interpretare (a livello inconscio ovviamente) quando muoviamo lo sguardo.
Coordinate spaziali
Ecco che allora utilizziamo le cosiddette coordinate spaziali le quali, a loro volta, usano riferimenti diversi ovvero:
- coordinate egocentriche
- coordinate allocentriche
Coordinate egocentriche
Le coordinate egocentriche, cioè centrate su se stessi, per esempio, usano come riferimento appunto il corpo con tutte le sue componenti esterne ovvero mani, braccia, piedi, gambe e testa in base a una suddivisione del corpo stesso in piani. È proprio grazie alle coordinate egocentriche che siamo in grado di capire se l’oggetto o il soggetto che compare nel nostro campo visivo possiamo raggiungerlo allungando semplicemente una mano o, all’occorrenza, sferrando un bel calcione.
O ancora comprendere che è necessario muoversi per raggiungerlo.
Navigazione
E qui scatta l’altra funzione importante, detta Navigazione, che ci consente appunto di navigare, cioè muoverci nello spazio circostante. E se tua moglie ti ha beccato mentre guardavi la bionda che ancheggiava sulla passerella dello stabilimento e ti molla una sberla, le coordinate egocentriche ti consentono anche di evitare l’impatto schivando in tempo il colpo.
Coordinate allocentriche
Rimanendo in tema di vacanze al mare, potresti chiederti come fai a identificare il lettino sotto l’ombrellone e a capire che è un lettino e non una sdraio.
Beh, questo compito è assolto grazie a un altro tipo di coordinate spaziali, quelle Allocentriche, cioè centrate sull’esterno, le quali fanno riferimento agli oggetti esterni, ai loro assi e a come sono orientati. Oltre a identificare e riconoscere gli oggetti esterni, le coordinate Allocentriche contribuiscono anch’esse a rendere efficace la funzione di Navigazione consentendoci, per esempio, di comprendere che la gelateria che fa quel fantastico gelato al cioccolato è proprio vicino casa e raggiungibile a piedi in due minuti.
Non c’è che dire, è quasi come Google!
Ma dove viene svolto tutto questo fantastico lavoro?
Nel cervello ovviamente dove tuttavia i compiti sono equamente distribuiti. Tutto ciò che può attrarre la nostra attenzione, in qualsiasi posizione, viene elaborato dall’emisfero destro del cervello, mentre l’emisfero sinistro si occupa esclusivamente di ciò che compare nello spazio di destra.
Asimmetria emisferica
Questa Asimmetria dei compiti svolti dagli emisferi del cervello può tuttavia dare origine a una patologia particolare in caso di lesioni, la cosiddetta Negligenza unilaterale. In tali casi il soggetto interessato a volte percepisce soltanto gli oggetti che compaiono sul lato destro ignorando totalmente quelli che si trovano sul lato sinistro.
A proposito dell’attenzione endogena, quella cosciente e volontaria di cui ti ho parlato all’inizio, le notizie di cronaca fanno riflettere su quanto sarebbe meglio se, soprattutto nello svolgere compiti impegnativi, come guidare l’auto, l’attenzione fosse orientata sul presente, in generale, e su ciò che stiamo facendo, in particolare.
2. Presenza mentale
Mantenere il focus su ciò che stiamo facendo ci consente di vivere pienamente il momento presente, facendoci godere il piacere anche delle cose più semplici, come una semplice passeggiata in auto con i nostri figli.
La mente, come ti ho detto più volte, a volte è curiosa e dispettosa come una scimmia e quindi va guidata a concentrarsi su quello che accade nel presente, trascurando di rimuginare sul passato o fantasticare sul futuro.
C’è il tempo per ogni cosa.
Ti invito quindi a mettere in atto i buoni propositi e, nello specifico, a esercitarti a migliorare il mantenimento dell’attenzione con l’esercizio, semplicissimo, proposto da Thich Nhat Hanh nel suo libro La presenza mentale.
Presenza mentale: esercizio della respirazione
Ogni mattina, prima di cominciare le tue solite attività, fai almeno dieci cicli respiratori pronunciando anche mentalmente, mentre lo fai,
- Inspiro,
- Espiro,
- Inspiro e sorrido,
- Espiro e lascio andare.
- Fallo ogni giorno, ti accorgerai che la tua capacità di rimanere concentrato migliorerà e che proverai un generale senso di benessere.
La capacità di orientamento è dunque una meravigliosa funzione della mente, anche se complessa, che ci consente di comprendere la nostra posizione nello spazio e, di conseguenza, essere in grado di muoversi in maniera coordinata e precisa mantenendo l’attenzione su ciò che è importante.
A presto e se ti è piaciuto…condividilo.
Bibliografia
Bear, M., F., Neuroscienze. Esplorando il cervello, 2016, Edra
Thich Nhat Hanh, Il miracolo della presenza mentale, 1992, Astrolabio Ubaldini