Articolo aggiornato il 3 Maggio 2022
Oggi ho pensato di parlarti di media literacy e di educazione ai media ovvero come fare per sfruttare al massimo le enormi potenzialità che i media possono offrire, sviluppare un adeguato senso critico, evitando di farti sopraffare.
Tuo figlio usa troppi videogiochi?
Sei troppo presa dai social?
Capisco che tu possa essere da un lato attratto dai media e dall’altro percepire una sorta di invadenza eccessiva nella vita tua e dei tuoi cari.
In questo articolo:
1. Media
Media infatti è un sostantivo inglese e latino, plurale di medium cioè medio anche se a volte viene impropriamente utilizzato in italiano al singolare per dire la tv è un media.
Supponiamo che ti capiti di assistere personalmente a un evento. Ti farai un’opinione sulla base di ciò che vedi, ascolti e percepisci con i tuoi sensi e di quello che conosci al riguardo.
Se, invece, quello stesso evento ti viene presentato da qualcuno che te lo racconta personalmente, attraverso un articolo, un servizio radiofonico, televisivo oppure con un post su Facebook, Instagram o altri social, ecco che quell’evento avrà una versione diversa, cioè quella di colui che te lo racconta.
In pratica un intermediario tra te e l’evento.
Ecco, i Media sono questo, degli intermediari che ti mostrano una versione dei fatti inevitabilmente influenzata dal motivo per il quale hanno deciso di presentartela. E, come puoi facilmente immaginare, i motivi possono essere tanti: commerciali, politici, spirituali, ideologici e chissà quanti ancora.
I Mass Media
Quando gli intermediari si rivolgono e possono raggiungere un pubblico vasto ecco che diventano mass media ovvero mezzi di comunicazione di massa.
Quando ricevi un messaggio mediato…dai media, vieni più o meno condizionato e ti puoi fare un’opinione sulla base non dei fatti originari, ma del modo con il quale ti sono stati presentati. Come sempre, questo può avere dei riflessi positivi, se la fonte comunica con buone intenzioni, o negativi se invece lo fa con intento eticamente discutibile.
Questo fenomeno ha raggiunto proporzioni ed effetti planetari, specie con l’avvento di internet, tanto da indurre gli studiosi a pensare che ormai non si possa più fare a meno di istruire le persone, in particolare i bambini e i giovani, a conoscere le implicazioni che queste mediazioni possono avere su di esse, come fare per affrontare e gestire in maniera attiva, critica e responsabile questo enorme e variegato flusso di informazioni.
2. Media literacy
Così come si impara l’alfabeto per leggere e scrivere, allo stesso modo è indispensabile acquisire delle competenze, sia di base che specifiche, per utilizzare i media in maniera consapevole, critica e produttiva attraverso la cosiddetta Media literacy ovvero l’alfebetizzazione ai media.
L’esigenza è tanto più sentita se tieni conto che in particolare i bambini trascorrono buona parte della giornata tra televisione e internet con i tablet che ormai fanno parte del loro corredo standard. In generale, inoltre, i media, ormai onnipresenti e inevitabili, giocano un ruolo determinante nella socializzazione più di quanto facciano famiglia e scuola.
Ecco dunque perché si rende indispensabile un’educazione specifica.
3. Media education
La media education, l’educazione ai media, è una vera e propria scienza dell’educazione che ha origine intorno agli anni ‘30, in Gran Bretagna, ad opera di un critico letterario, F.R. Leavis e del suo allievo Denys Thompson. Più recentemente, negli anni ‘80, l’esponente più noto è stato Len Masterman, autore del libro Teaching the Media, considerato il padre della media education.
Ma come si fa a dare la giusta educazione?
Come educare ai media
Quando si parla di media education accade spesso che si faccia confusione tra educare:
- ai
- con
- per
- attraverso
i media.
Per fare maggiore chiarezza si può educare:
- con i media, cioè a usarli come strumenti a supporto della didattica;
- attraverso i media, renderli trasversali alle altre discipline dell’insegnamento;
- per i media, ovvero sviluppare competenze di scrittura mediale, curando l’espressività e l’uso linguistico corretto;
- ai media, cioè quello di cui ti sto parlando, quando si tende a promuovere il pensiero critico sui contenuti mediali e se ne cura l’uso corretto e responsabile.
Media education: I metodi
E allora quali metodologie utilizzare per favorire l’acquisizione di quelle competenze necessarie all’uso adeguato dei media e, in particolare, dei mass media?
David Buckingham, studioso di media, comunicazione, istruzione e accademico, nel suo libro Media education,
individua quattro aspetti fondamentali da prendere in considerazione per studiarli, cioè analizzarne i cosiddetti testi i quali si riferiscono però, non solo a quelli scritti, ma a tutte le forme di linguaggio (parole, immagini, suoni e altro).
Secondo Buckingham è perciò utile considerare:
- la Produzione
- Il Linguaggio
- La Rappresentazione
- Il Pubblico
Per ognuno di questi aspetti ti dovrai porre delle domande necessarie per orientare la tua attenzione, prendere consapevolezza e sviluppare il senso critico riducendo l’insieme del programma in tanti piccoli pezzi più facilmente osservabili.
Analizza il tuo programma preferito
Immagina di voler analizzare in questo modo un programma televisivo, che potrebbe essere Masterchef, Tu si che vales oppure Caduta libera del simpatico Jerry Scotti, o qualsiasi altro e di diverso genere. Per avere una guida a una corretta analisi puoi usare per esempio gli schemi proposti da Buckingham nel suo libro.
La Produzione
Per le considerazioni riguardo alla Produzione, per esempio, puoi concentrarti su:
- le tecnologie usate
- Chi realizza i testi
- Chi è il proprietario della rete
- Quali voci hanno spazio e quali sono escluse
Il Linguaggio
Se invece stai attento al Linguaggio utilizzato potresti chiederti:
- quali forme di linguaggio vengono usate
- La combinazione tra parole e immagini
- In che modo influisce la tecnologia
La Rappresentazione
Per la Rappresentazione, forse l’aspetto più importante, potresti indagare:
- sulle verità dichiarate
- Sulla parzialità o imparzialità
- Il modo di trattare gli stereotipi
Il Pubblico
Infine il Pubblico. Può essere interessante chiederti:
- a quale target di pubblico è rivolto
- Cosa gradisce il pubblico di quel programma
- Che significato gli attribuisce
Questi, ovviamente, sono soltanto spunti ai quali puoi aggiungere tutti gli interrogativi che vuoi per farti un’idea più precisa di ciò che comunica quel programma televisivo. Ti accorgerai che, anche se è il tuo preferito e che segui costantemente, ti appariranno punti di vista che non avevi forse mai considerato.
È un po’ come osservare un oggetto comune, come ad esempio una fetta di pane, molto da vicino, magari addirittura al microscopio. Vedresti i fori della lievitazione come crateri della luna o, se ancora più vicino, al microscopio, le molecole che compongono l’impasto e così via.
Media education: Rendere estraneo ciò che è familiare
È un po’ come dire che per analizzare in modo critico qualcosa deci riuscire a rendere estraneo ciò che ti è familiare.
Ed è proprio questo percepire le cose da punti di vista diversi che ti darà la possibilità di sviluppare o acuire il tuo senso critico e riuscire a diventare attivo nei confronti dei media piuttosto che subirne soltanto gli effetti, specie quelli negativi generati per esempio dalle fake news ovvero le false notizie.
Insegnamolo ai bambini
Insegnare ai bambini ad avere l’atteggiamento giusto verso i media richiede specifiche competenze ai cosiddetti media educator, i quali dovranno proporre un insegnamento certamente non tradizionale.
Umberto Eco scrisse, riguardo al potenziale impiego della televisione nell’istruzione:
se si vuole usare la televisione per insegnare, bisogna prima di tutto insegnare a usare la televisione.
Lo stesso si può dire dei media digitali, internet in particolare. Usarli per insegnare presuppone istruire gli studenti a capire per poter criticare i media stessi.
Le tecniche di insegnamento
Tra le tecniche di insegnamento adottate dai media educator, Buckingham ne suggerisce alcune più analitiche come:
- l’analisi del testo e del contesto
- I case studies
e altre più pratiche ovvero la:
- Trasposizione
- Simulazione
- Produzione
Nonostante l’evidente, urgente necessità di preparare soprattutto i bambini all’uso consapevole e critico dei media, purtroppo la media education non è ancora inserita stabilmente nei programmi didattici delle scuole.
4. La media education in Italia
Fanno eccezione alcune lodevoli iniziative per avviare dei programmi didattici sperimentali, o curriculum, che offrono questo tipo di formazione.
Tra queste spicca la MED-Media education, Associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione, attiva già dal 1996 e accreditata dal MIUR per la formazione degli insegnanti nello specifico settore fondata tra gli altri da Roberto Giannatelli e Pier Cesare Rivoltella.
Molte sono le attività, specie nei paesi anglosassoni, che promuovono l’imprescindibile esigenza di acquisire una Media literacy, l’alfabetizzazione ai media, anche se, nonostante l’ormai capillare diffusione di internet, siamo forse ancora impreparati a gestire in maniera consapevole e critica la grande mole di informazioni alla quale siamo esposti.
Poni domande
Quello che puoi fare, in attesa che si diffonda l’educazione ai media, è soprattutto porre domande a te stesso e ai tuoi figli al fine di stimolare quel senso critico indispensabile per scegliere le risorse utili a costruire una conoscenza libera e consapevole.